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Un funerale senza feretro

Tutta la storia del libro sul Funerale di Filippo IV di cui ci stiamo occupando è ricca di consistenti sorprese.

La prima, apparentemente banale, è che manca il feretro.

Nell’incisione  della processione che illustra il libro non c’è nessuna bara, neanche vuota.
Ma allora, se non c’è il morto, chi si accompagna?
Nessuno, è una processione per farsi vedere.

Tutti sapranno di essere lì per commemorare un illustre defunto, un Re, il Re Pianeta, come fu chiamato, un Imperatore Mondiale.

Retrato_de_Felipe_IV,_by_Diego_Velázquez (1)

Ma siccome in realtà lui è già morto parecchio tempo prima ed è stato inumato nel famosissimo e lontanissimo Escorial, il funerale di Palermo è teatro dell’assurdo. Oppure semplice comunicazione promozionale della struttura del potere.
Ed è proprio quello che fu: teatro della politica, rappresentazione del potere, festa popolare per dire addio ad un Re lontano e salutare quello che viene, è già venuto, è già sul trono. Dobbiamo fargli sapere che il suo popolo lo ama (e in primo luogo i suoi delegati).

Noi che siamo cittadini del XXI secolo possiamo sorridere beffardi al pensiero di un funerale in cui non c’è il morto, ma allora non c’era Internet, nè la radio e neppure la televisione. Esistevano i libri a stampa dalla metà del ‘400 ma chi li leggeva? Quasi nessuno.

Una notizia come la morte del Re si diffondeva rapida, passando di bocca in bocca, ma lasciava un vuoto: che è successo? Adesso, che succederà?

L’ultima domanda è la più grave per un amministratore locale del potere: il popolo non deve chiedersi cosa succederà perchè sarebbe pericoloso. Specie in province come quella siciliana, sempre infestate da moti e rivoluzioni, la percezione di un potere amministrativo e militare debole poteva essere causa di effetti devastanti. Il popolo invece deve sapere che non accadrà nulla. E lo deve sapere presto e nel modo più convincente possibile.

E come farlo se non con un bellissimo funerale che celebra il defunto, lo esalta, lo sublima come se fosse già ospite del paradiso, e nello stesso tempo annuncia il nuovo Re già insediato?

Carlos_II_por_Juan_Carreño_de_Miranda (1)
La situazione doveva essere precaria.
Perchè mentre Filippo IV giaceva nella tomba monumentale dell’Escorial, a Palermo dovevano circolare le voci sulla salute cagionevole di Carlo, suo unico figlio maschio di appena quattro anni. Di lui si diceva (è lecito immaginarlo) che fosse perennemente in bilico tra la vita e la morte, che fosse tanto minorato da non aver nemmeno imparato a parlare e che la reggenza sarebbe stata assunta dalla famosa Regina Maria Anna D’Asburgo, madre naturale del piccolo Carlo.

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C’erano quindi tutte le possibili premesse perchè nelle lontane province dell’Impero si avessero timori circa una lunga fase di sangunose lotte per la successione. Cosa quindi meglio di una bella festa che consolidasse nella visione popolare il potere locale, legittimato e sostenuto da quello, distante e invisibile di un re infante e di sua madre?
E’ quello che si fece. Con grande profusione di uomini e mezzi.

Ed è quello che cercheremo di raccontare.

Bibliografia Palermitana del ‘600

Venerdì scorso (12.12) alla Biblioteca Centrale di Palermo è stato presentato il volume “Bibliografia delle edizioni palermitane antiche BEPA II. Edizioni del XVII secolo”, curato da Carlo Pastena, Angela Anselmo e Maria Carmela Zimmardi.

Si tratta del catalogo di tutte le pubblicazioni note stampate a Palermo nel corso di un secolo, un lavoro di grosse dimensioni a beneficio degli studiosi e della ricerca storica del periodo ponendo in essere una pietra miliare nella catalogazione delle pubblicazioni localiedito dalla stessa Biblioteca. La Bibliografia registra  3155 edizioni edite da 30 tipografi tutti palermitani,  di argomento vario, come testimonia l’annessa mostra sulla tipografia e sull’attività editoriale di epoca barocca di cui speriamo di parlare presto, in un altro articolo dedicato all’argomento.

Nel frattempo la corposa pubblicazione, in edizione digitale è disponibile QUI

Il Direttore della Biblioteca Centrale, Dott. Vergara Caffarelli, ha presentato la pubblicazione compiendo un’escursus degli obiettivi e degli intendimenti della Biblioteca per il futuro, che riteniamo importante per il progetto BookAlive, e che riportiamo quindi qui di seguito per cenni, sperando di essere quanto più possibile aderenti al suo pensiero.

 convegno biblioteca centrale palermo

Innanzitutto, il Dott. Vergara pone l’accento sul fatto che pubblicazioni come quella della “Bibliografia” sono frutto dello sforzo di una Biblioteca come la Centrale, in assenza di un qualsiasi altro soggetto che possa interessarsene, con grave danno della capacità degli studiosi di avere riferimenti per la consultazione storica e scientifica. Un effetto di quel carattere barbaro dei tempi su cui il Dott. Vergara non ha voluto porre ulteriormente l’accento. Molto più importante il fatto che la Biblioteca Centrale abbia voluto, compiendo uno sforzo non indifferente, produrre la versione a stampa oltre a quella digitale. Perchè non c’è dubbio che se il digitale è il futuro per il ruolo tipico della Biblioteca Pubblica, è anche vero che l’edizione a stampa di volumi preziosi per l’argomento, lo studio e la ricerca, rimane essenziale per la consultazione. Perchè la stampa offre l’opportunità di avere sott’occhio l’ampiezza dell’argomento trattato, potendosi valutare un periodo storico e le sue produzioni editoriali secondo diverse dimensioni, cosa impossibile o estremamente ardua con un’edizione digitale.

Lo strumento digitale tuttavia, prosegue il Dott. Vergara, è comunque il futuro, e per questo motivo è intenzione della Biblioteca Centrale dedicarsi alla realizzazione di un obiettivo vasto e ambizioso e tuttavia imprescindibile: la creazione di una  Biblioteca Digitale Siciliana . Perchè se è vero, come consta a tutti coloro che si interessano di bibliografia digitale, che questa è costituita più da un “arcipelago digitale da navigare” piuttosto che da un unico corpus librario digitale a livello europeo o mondiale, allora la Biblioteca Digitale Siciliana può ben contribuire alla numerosità e profondità di questo arcipelago di “teche” librarie digitali, offrendo la specificità tipica locale, nell’evolversi della sua storia.

Nello studiare mezzi e metodi per arrivare a quest’obiettivo, è importante non focalizzarsi su un’attività massiva di digitalizzazione, ma procedere per percorsi e scelte che avranno l’impronta delle persone che vi si dedicheranno e che condurranno il lavoro analitico.

Per questo abbiamo discusso, continua il Dott. Vergara,  con Klaus Kempf della Bayerische Staatsbiblioteche di Monaco di Baviera, incontrato di recente al Workshop BookAlive, progetto cui la Biblioteca Centrale partecipa nell’ambito del suo obiettivo, chiedendoci quale possa considerarsi la massa critica, cioè il volume di testi da digitalizzare affinche la “teca” siciliana digitale possa emergere a pieno titolo nell’arcipelago del “sapere digitale”, determinando che probabilmente un catalogo con 15.000 titoli disponibili potrebbe contribuire all’emersione dei 140 anni di storia, lo stesso intervallo temporale che ci separa da Alessio Narbone, gesuita e uno dei primi Direttori della Biblioteca Centrale, attento studioso e innovatore della materia bibliografica, promotore di una “griglia sistematica”  che curiosamente potrebbe ben figurare nella catalogazione digitale adottata in futuro.

Facciamo i migliori auguri alla Biblioteca e al suo Direttore di ben proseguire nell’obiettivo delineato, che è perfettamente in linea con quelli del Progetto BookAlive, all’interno dei quali Informamuse e la stessa Biblioteca collaborano.

“Solennità lugubri e liete”, introduzione al testo del ‘600 sul funerale di Filippo IV

Ospitiamo qui con piacere l’articolo della Dott.ssa Valeria Patti sul volume seicentesco che tratta delle Solennità al Funerale di Filippo IV a Palermo, di cui ha parlato nella sua presentazione il Prof. Ninni Giuffrida. 

 

Immaginiamo un libro.

La nostra facoltà immaginativa, quella cioè che ci permette di richiamare immagini alla mente, elabora un oggetto, una forma più o meno semplice composta da una copertina e delle pagine bianche rilegate, contenenti parole e immagini. Il libro viene, cosi, codificato come simbolo; potremmo descriverlo senza averne mai visto uno.

E se il libro, durante il suo “cammino evolutivo”, perdesse queste caratteristiche? Diverrebbe forse altro?

Si tratta di una domanda retorica giacché ne conosciamo la risposta. Il libro cambia aspetto, reagisce agli stimoli e sopravvive. Sarà in grado, in sostanza, di uscire incolume dalle sfide tecnologiche imposte dal nostro tempo.

Immaginiamo allora un libro diverso.

Prendiamo quella forma “semplice” e, senza rinunciare alla sua essenza, aggiungiamo l’innovazione. Un esercizio mentale per nulla facile che tuttavia lascia spazio a genuini spunti di riflessione per lo studio e la realizzazione di un modello sperimentale.

L’intento, sembra doveroso spiegare, è quello di realizzare un prodotto multimediale (con estensione ePub) che sappia dare risposte adeguate al tema della conservazione/fruizione dei testi dematerializzati e contestualmente innestare in essi una maggiore interattività.

Il “soggetto-cavia” che abbiamo scelto per questa sperimentazione è un testo del 1666 che ben si presta allo scopo, conservato fisicamente presso la biblioteca centrale della regione Sicilia.

Come si può facilmente dedurre, non si tratta di un esemplare unico nel suo genere, anzi è possibile consultarlo tra i testi digitali della “famiglia” Google. Ciò che può sembrare a prima vista un aspetto negativo, la mancanza di unicità, permette invece di evidenziare, anche se in minima parte, lo stato dell’arte.

Il colosso americano, pioniere in questo settore, predilige la messa online dei testi come singole immagini alle quali associa, in alcuni casi, del testo editabile e un menù di navigazione del libro; il tutto scaricabile in formato PDF questo modello, per quanto possa sembrare funzionale, non è applicabile a un libro a stampa seicentesco. L’automazione che sta alla base della lettura delle immagini mediante software OCR, e che ne permette una veloce estrazione del testo, è incompatibile con i caratteri/font dell’epoca; sarebbe come voler sottoporre la grafia umana ad un lettore OCR. Google in ultima analisi è interessata ad un’acquisizione di tipo quantitativo dei testi, approccio che a lungo termine costringe, inevitabilmente, a tralasciarne l’aspetto qualitativo.

Per quanto riguarda la conservazione dei testi, il tema è largamente dibattuto, le biblioteche di tutto il mondo stanno elaborando sistemi sempre più sofisticati per la catalogazione dei testi dematerializzati, per non incorrere un domani nella perdita di questo patrimonio librario, circostanza che, qualora dovesse sopraggiungere, sarebbe da paragonare a ciò che fu, per l’epoca, il disfacimento della biblioteca Alessandrina.

Facendo tesoro di queste importanti esperienze, abbiamo, tuttavia, immaginato per il nostro libro un approccio diametralmente diverso.

Quello che segue non vuole certamente esaurire tutte le problematiche che ci siamo posti; siamo in una prima fase sperimentale, pertanto, possiamo offrire solo alcune riflessioni nate dal confronto tra la disciplina informatica e quella umanistica, impegnate nella composizione del nuovo “oggetto”.

Entrambe le anime del progetto hanno messo sul tavolo da lavoro delle proposte, legate alle specifiche competenze, che hanno come fine ultimo quello di sfruttare la tecnologia per ampliare le potenzialità sostanziali di una fonte scritta, trattandosi, nel nostro caso, di un libro antico; questo, come già detto, offre un caso studio interessante da cui è possibile ottenere una versione “2.0” della fonte.

Cerchiamo di spiegare come.

L’opera, Solennità lugubri e liete in nome della fedelissima Sicilia nella felice e primaria citta di Palermo, descrive l’apparato cerimoniale messo in piedi a Palermo nel 1666 per la morte del sovrano Filippo IV di Spagna con l’intento di tramandarne la memoria. Con le dovute proporzioni, potremmo azzardare, che lo scopo fosse di offrire al lettore una forma ante litteram di realtà aumentata. Alcune parti del testo sono, infatti, volutamente evocative permettendo al lettore di ricavarne, se pur artificiosamente, una percezione “ipermediale”.

Oggi, attraverso il formato ePub 3.0, è possibile rendere reale tale artificiosa percezione, attraverso l’inserimento di video, audio e animazioni.

C’è dell’altro. Facendo una ricerca su internet è possibile rilevare che esistono, sull’argomento, altri testi coevi, scritti e stampati in altre città, non solo d’Italia ma anche d’Europa. Se poi consideriamo anche le fonti conservate negli archivi, redatti affinché potessero essere funzionali alla celebrazione dei funerali di Filippo IV, avremo un quadro d’insieme piuttosto complesso. Auspichiamo di poter rendere, tra di loro, permeabili queste fonti, mettendole tutte in relazione, all’interno dello stesso eBook, agevolando in tal modo, soprattutto, chi non ha grande dimestichezza nell’utilizzare tali fonti.

Il libro che abbiamo immaginato, dunque, non è immobile; privato della sua staticità, si anima al suo interno e spinge, contemporaneamente, il lettore verso l’esterno. Nonostante ciò, resta un prodotto che possiamo con certezza chiamare, ancora, libro.

Valeria Patti

 

Antonio Gentile presenta il Progetto @ BookAlive Workshop

L’intervento di apertura del BookAlive Workshop del Prof. Gentile, Responsabile Scientifico.

L’idea, gli obiettivi e il ruolo dei Partner, oltre all’interesse delle comunità per l’iniziativa.

#BookAlive: Biblioteche e libri – Il futuro fra tecnica e innovazione

COMUNICATO STAMPA
Palermo 10/11/2014

Martedì 11 novembre 2014, alle ore 9.30, presso la chiesa di Sant’Antonio Abate allo Steri si terrà il Workshop “BookAlive - Biblioteche e libri – Il futuro fra tecnica e innovazione”.

L’evento è organizzato da InformAmuse S.r.l., spin-off accademico dell’Università di Palermo, in collaborazione con la stessa Università di Palermo.

L’idea che anima il progetto è quella di dare nuova anima al libro, dematerializzandolo per consentirne la fruizione secondo criteri altamente innovativi e tecnologici. Una soluzione multisensoriale che consentirà attraverso un’immersione emozionale di scoprire la storia dei popoli che è raccontata nelle pagine degli antichi manoscritti che si trovano negli archivi storici e nelle biblioteche, altrimenti, proprio perché preziosi, inaccessibili. Il progetto BookAlive rappresenta certamente una nuova offerta anche turistica, attraverso inediti percorsi, che renderanno unico e possibile un viaggio nella storia, alla scoperta di un patrimonio storico d’eccezione, utile per la conoscenza di un popolo. Il progetto fa parte dei 39 progetti finanziati dal Bando MIUR StartUp (Avviso 436 del 13 Marzo 2013).

BookAlive prevede la ricerca dei migliori standard di riferimento per la fruizione immersiva e multimediale dei contenuti documentali, per creare i presupposti per la visita dei libri storici, implementando le più moderne modalità di interazione uomo–macchina. Inoltre, il programma di ricerca svilupperà le migliori soluzioni per la redazione digitale di oggetti editoriali che raccontino i documenti e i libri storici.

Tutto ciò definisce una forma di possesso virtuale dell’oggetto, e consente ai fruitori un ampio approfondimento immersivo, emozionale e storico, in formato digitale. Una prima sperimentazione partirà da un volume del ‘600, scelto di concerto con la Biblioteca centrale della Regione Siciliana, dedicato al cerimoniale con il quale si sono celebrate le esequie del re Filippo IV. Si mirerà al superamento della lettura stessa, attraverso la realizzazione del “libro non libro”, per la comprensione di un testo che non sarà più appunto un libro, ma un insieme di emozioni, suoni, immagini, che solo per comodità continueremo a chiamare libro.

A presentare il progetto BookAlive il responsabile scientifico del progetto prof. Antonio Gentile, insieme ai membri del comitato scientifico i proff. Antonino Giuffrida, Vito Matranga e Beatrice Pasciuta. Interverranno alcune fra le massime autorità nel campo della digitalizzazione e della multimedialità insieme a importanti ricercatori come il prof. Klaus Kempf, direttore della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera, Francesco Vergara Caffarelli, direttore della Biblioteca Centrale della Regione Siciliana. Nel pomeriggio, durante il dibattito programmato, interverranno: la prof. Michela Cigola, esperto tecnico-scientifico del MIUR e professore dell’Università di Casssino, Gargano e Salzano della Biblioteca “Bombace”, i geografi dell’Ateneo di Roma Tre, D’Ascenzo e Gallia, Fabio Cusimano, dell’Officina Studi Medievali e Antonio Massara di InformAmuse.

Oltre all’Università di Palermo, e alla Biblioteca centrale della Regione Siciliana hanno offerto la disponibilità del proprio patrimonio librario la Biblioteca del Senato della Repubblica Italiana “Giovanni Spadolini”, e il Centro Studi filologici e linguistici siciliani.

Il progetto ha già suscitato l’interesse del Sistema Bibliotecario Ateneo dell’Università di Roma Tre; il Departamento Técnico Administrativon – Instituto de Ciencias, Universidad Nacional de General Sarmiento, Buenos Aires, Argentina; il Centre d’étude des normes juridiques “Ian Thomas” della Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Parigi, Francia; la Faculdad de Derecho, Universidad del Paìs Vasco, San Sebastian, Spagna; la biblioteca centrale del Max-Planck-Institut für europäische Rechtsgeschichte; la Biblioteca Pio XI della Diocesi di Caltagirone; la Associazione Culturale Reti Medievali; la Associazione Mediterranea Ricerche storiche.

 

 

Morto il libro, viva il libro

Scrivere un libro, leggere un libro, rilegare un libro, schedare un libro: un verbo e una parola; un’azione collegata ad un oggetto costituito da pagine di carta dove sono impresse parole, pensieri, riflessioni. Il libro è uno strumento essenziale per la costruzione di una civiltà e di una società ma, è anche il risultato di una innovazione tecnologia: l’uso dei caratteri mobili e del torchio da stampa. Nuova tecnologia con la quale si supera la grave crisi nella quale versava la civiltà del manoscritto. La copiatura dei testi effettuata dagli amanuensi, nonostante la razionalizzazione del lavoro e la moltiplicazione degli scribi, non riesce a far fronte alle sempre più pressanti richieste di un mercato che ha esigenze sempre più incalzanti di disporre dei testi necessari per costruire l’uomo del Rinascimento. La riproduzione meccanica sblocca questo mercato permettendo di ricopiare rapidamente e, in maniera uniforme, lo stesso testo comprimendo i costi e moltiplicando in modo esponenziale il numero delle copie da immettere nel mercato. Il manoscritto combatte la sua battaglia prima di morire: libri e manoscritti convivono sullo stesso scaffale, rilegati nello stesso modo, contengono in molti casi gli stessi testi ma, nel giro di pochi anni, il libro cannibalizzerà il manoscritto. Le pagine dei manoscritti serviranno per avvolgere i pesci al mercato e le pergamene dei codici saranno utilizzate come copertine per rilegare i libri.

Il libro da questo momento inizierà il suo percorso rafforzando in modo progressivo anche la sua presenza quantitativa sul mercato attraverso canali di penetrazione commerciale sempre più articolati e specializzati che confluiranno nella bottega del libraio. Un mercato che diventa sempre più articolato in quanto il libro serve a trasmettere non solo i pensieri ma, anche, le immagini (incisioni), oppure la musica grazie agli spartiti e le note musicali.

In questi anni stiamo vivendo una nuova rivoluzione tecnologica che sta trasformando radicalmente i processi di comunicazione legati all’uso della carta stampata. Si sta ripetendo, sotto forme nuove, il conflitto che ha visto contrapposti alcuni secoli fa il libro e il manoscritto. Il libro stampato sul supporto cartaceo resiste all’attacco sferrato dalla editoria immateriale che utilizza i supporti informatici e si diffonde utilizzando la rete internet, ma arretra inesorabilmente sotto il duplice attacco della digitalizzazione e della diffusione dei nuovi formati di lettura elettronica come il Pdf o gli ebook.

Il progetto BookAlive (rinascita del libro) mira proprio a verificare con specifiche sperimentazioni quali percorsi deve seguire la dematerializzazione del libro e come costruire qualcosa che non sia una riproduzione della pagina a stampa su supporto informatico come avviene quando si utilizza il formato pdf con il quale ci si limita a riprodurre digitalmente una pagina dell’oggetto libro, pensato e realizzato per il supporto cartaceo. Un passaggio che non deve sorprendere in quanto già vissuto nella transizione dal manoscritto al volume riprodotto con i caratteri mobili. Per fare accettare il nuovo oggetto bisogna che il modello grafico adottato si possa identificare con quello del codice manoscritto. Successivamente il libro vivrà di vita propria ma bisogna che passi il tempo e che si metabolizzino le potenzialità offerte dal nuovo strumento.

In questa prospettiva il nostro gruppo di lavoro ha scelto di effettuare una sperimentazione su un volume del ‘600, scelto di concerto con la Biblioteca centrale della Regione siciliana, dedicato al cerimoniale con il quale si sono celebrate le esequie del re Filippo IV. Si sta lavorando a costruire un modello che permetta di effettuare una lettura non già di un testo, digitalizzato come se fosse un’anastatica, bensì di una complessa struttura dove immagini, testo, suoni e commenti permettano di superare la lettura dei caratteri per proiettarsi in un nuovo modo di usare un oggetto che per comodità continuiamo a chiamare libro.
Morto il libro viva il libro: in realtà il libro non muore ma, come la fenice risorge sempre dal rogo sacrificale in una nuova forma.

Antonino Giuffrida

Il Tavolo Tecnico alla prova del fuoco!

Se non ci fosse lo si dovrebbe inventare.

Perchè, senza l’istituzione del Tavolo Tecnico del MIUR per il Bando Startup oggi non sarei qui a raccontare di questo progetto, di BookAlive.

Istituito come strumento di condivisione di idee e troubleshooting in itinere del complesso processo di rendicontazione dei progetti del bando Startup, ha riunito sino ad ora lo staff del MIUR e i sei rappresentanti delle tre Linee del bando.

Un confronto aperto e costruttivo con il MIUR che ha permesso di governare un iter complesso che ha però coinvolto anche altri attori, quali gli Esperti Tecnico-Scientifici e gli Istituti di Credito Convenzionati.

Domani, lunedì 20 ottobre 2014, il Tavolo Tecnico sarà messo alla prova del fuoco!

Per la prima volta, infatti, si terrà in Roma presso il MIUR, il Tavolo Tecnico in sessione allargata agli esperti tecnico-scientifici e ai rappresentanti degli Istituti di Credito convenzionati.

L’obiettivo di questo incontro è quello di propagare lo stesso approccio costruttivo alla risoluzione delle tante difficoltà normative che questo bando innovativo fronteggia e che solo attraverso un confronto diretto tra le persone coinvolte può essere conseguito.

La riuscita dell’intera misura dipende dalla capacità di tutti gli attori di collaborare attivamente alla ricerca di soluzioni e semplificazioni, nella consapevolezza di lavorare condividendo obiettivi e metodi.

Un risultato che può essere conseguito soltanto se le persone coinvolte si guardano in faccia, sedute allo stesso tavolo.

Ed è quello che accadrà finalmente domani, e sarà la prova del fuoco.

Riuscirà questo nuovo strumento collaborativo a far partire anche la finanza del progetto? Lo scopriremo alla prossima puntata.

Antonio Gentile

 

Nuovi paradigmi per le Biblioteche

La Biblioteca esisterà sempre, come i libri del resto, fino alla fine dell’umanità, lo racconta anche Asimov! Ma all’interno della Rivoluzione Digitale quale sarà il suo ruolo?
Una metamorfosi è già in corso, innescata dalla smaterializzazione progressiva dei supporti del sapere che in precedenza già aveva toccato quelli legati all’immagine (tele, pellicola, jpeg, raw …) quelli legati al suono (vinile, cd, mp3…), ed adesso raggiunge il veterano dei supporti: la carta.

Qual è però il paradosso di queste istituzioni?

Se una Biblioteca deve innovarsi deve digitalizzare il proprio patrimonio librario per ampliare l’accessibilità in Rete ma, man mano che il sapere si smaterializza in bit, la consultazione fisica su carta perde di interesse.

Probabilmente deve ripensare a forme e temi per continuare ad essere un perno fondamentale nella trasmissione del sapere per la società.
Molte biblioteche nel mondo si stanno muovendo in vario modo al fine di conseguire quel processo di acquisizione del know how, seguendo strategie diverse che comportano conseguenze importanti nella realizzazione di proposte diversificate.
Nell’ambito di ricerche volte ad osservare cosa accade intorno alle Biblioteche, mi sono imbattuta in questo articolo sul sito della BBC  che stila una sorta di Top 5 delle “Super-Biblioteche nel mondo”:

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  • Seattle Central Library, USA,2004
  • Biblioteca Vasconcelos, Mexico 2007
  • Kanazawa Umimirai, Japan 2011
  • Spijkenisse Book Mountain, Netherland 2012
  • Library of Birmingham, UK 2013

 

In realtà il focus dell’articolo è concentrato più sul tema architettura, essendo queste delle strutture contemporanee costruite ad hoc nell’arco degli ultimi 10 anni. Un nuovo luogo quindi, dedito alla custodia del libro ma concepito seguendo paradigmi compositivi contemporanei, come:

  • Vetro, quindi Trasparenza,  dicotomia spazio chiuso/aperto,
  • presenza della Natura,
  • Luce, tantissima e possibilmente naturale,
  • Spazi enormi ma condivisi.

Interessante e sicuramente piacevole l’impatto visivo. Alcuni di questi edifici sembrano veramente organismi viventi veri in cui pulsa vita e questo già di per sé scardina l’idea che una Biblioteca debba essere una fortezza inespugnabile dove è custodito il sapere dalle catastrofi naturali.
Ok, ma andiamo oltre.

Vedremo sotto questa pelle avveniristica e dentro questi luminosi e nuovissimi ambienti cosa accade e qual è il ritmo che scandisce il concetto di Biblioteca di chi le vive.
Nei prossimi post.

Angela M. Benivegna

La ricerca si finanzia, o si rimborsa?

La quasi totalità della ricerca industriale in Italia avviene attraverso il rimborso statale dell’investimento. Salvo quando, in condizioni particolari, lo Stato concede un’anticipazione parziale sulla base del progetto. Questo modello è stato adottato per aiutare le grandi aziende  che intendono fare ricerca finalizzata all’innovazione.

Applicare lo stesso modello ad altri casi, per esempio alle startup, conduce a paradossi che è quasi impossibile superare. Vediamo perchè.

Dal momento che si agisce ex-post, a rimborso, lo Stato si appoggia in tutte le fasi di progetto, dalla valutazione della capacità delle imprese di svolgere e beneficiare dei risultati della ricerca alla effettiva erogazione dei fondi, alle banche. Purtroppo le banche applicano le loro procedure di valutazione della situazione economico-finanziaria dell’azienda, più o meno come se dovessero concedere un fido, e finiscono con l’essere parte terza, supremo arbiter delle transazioni tra Stato e proponenti, secondo regole e tempi dettate esclusivamente dai propri tornaconti.

Quando l’azienda che investe è una startup, spesso sottopatrimonializzata,  il cerchio non si chiude e le banche si tengono stretto il vantaggioso abbattimento del costo del denaro e sotto chiave i fondi UE (Geremy, un nome per tutti) destinati alle incentivazioni delle PMI e delle startup in particolare.

Intendiamoci, le banche sono ben felici di partecipare a questo gioco, ma pioché pensano che il peggior debitore al mondo sia proprio lo Stato, non pensano nemmeno per un attimo di facilitare l’ingranaggio affidando le startup. Di giorno tessono e di notte disfano, in attesa di tempi migliori.

Nessuna startup può permettersi di condurre una ricerca industriale in cui le anticipazioni arrivano a fine progetto, le valutazioni dei SAL dopo la conclusione e il saldo del contributo entro cinque anni dalla fine del progetto. Non si può chiedere a giovani aziende composte da giovani innovatori di finanziare un’attività di ricerca con le risorse delle loro famiglie e dei loro amici.

Il modello a rimborso semplicemente non funziona.

Alle startup la scelta: rinunciare alla ricerca e al progetto, svendere la propria attività a qualcuno (sempre che si trovi) vanificando anni di sforzi, oppure entrare in quell’area grigia del “si fa quel che si può”.

Antonio Gentile

Il “media” non è più il messaggio, conta la storia.

Nell’era digitale non è più vero che il “media è il messaggio”, importa la fascinazione del contenuto.  L’unico contenuto che da sempre è in grado di fascinare il più vasto pubblico è una grande storia.

Si possono fare innumerevoli esempi. 

Chi avrebbe mai immaginato, in piena era digitale, che il più grande successo mediatico di tutti i tempi, con ricavi per miliardi di dollari, fosse la storia romanzata a puntate della vita di un maghetto inglese dal nome mediocre? Eppure è quello che è successo con Harry Potter. Il suo successo è partito da un libro, per diventare film, merchandising e fiere di Cosplay. Decine di ragazzini aspettavano l’uscita del libro nelle prime ore del mattino davanti alle librerie di tutto il mondo: quando mai s’era vista questa passione per un libro? Il potere di un uomo (o una donna) sul pianeta si misurava nei giorni di anticipo con cui potevi entrare in possesso della copia manoscritta dell’ultimo Harry Potter della serie, come ironicamente narrato nel film “Il Diavolo veste Prada”.

Ci sono poi eventi che invece di esplodere come supernove culturali, si consumano lentamente nell’arco di secoli. Uno di questi è forse quel che accadde nella prima metà del ‘400, quando Poggio Bracciolini andava in giro per i grandi monasteri d’Europa a  caccia di tesori letterari e filosofici classici latini, considerati perduti, veri tesori della cultura, di cui il mondo rinascimentale era ghiotto.  Lui li scovava, li trascriveva e li diffondeva. Per farlo dovette introdurre un’innovazione straordinaria per l’epoca, che allargava la fruizione del testo a tutti coloro che sapessero leggere senza difficoltà: l’invenzione di un carattere elegante, leggibile, scorrevole (noi diremmo di un “font”), la minuscola umanistica rotonda, alla base del successivo Bodoni dei caratteri da stampa. Questo carattere gli consentiva di copiare a velocità tripla tutti i manoscritti di cui veniva in possesso, moltiplicando la sua produttività. Tutto ciò avvenne pochi anni prima che Gutenberg sciogliesse il suo piombo.

Noi oggi siamo abituati al fatto che migliaia di designer siano dediti al disegno di font che facilitino la lettura ma diano anche senso grafico alla storia.  Allora, per Bracciolini, dovette essere una rivoluzione tecnico-pratica pari all’avvento oggi dello Smartphone. E la dimostrazione che siamo in tempi simili  è il fatto che tutta la storia di Bracciolini e della riscoperta del De Rerum Natura di Lucrezio è raccontata da S. Greenblatt, professore ad Harward,  in un romanzo che in Italia è stato pubblicato da Rizzoli come romanzo “colto e filosofico” d’ambientazione, quando invece è proprio storico, e basta: il suo titolo è “Il Manoscritto”. La scoperta di un’opera prodigiosa come il De Rerum Natura fa ancora notizia oggi, a distanza di 6 secoli. 

Bracciolini, uomo di vasta e multiforme cultura, addentro al mondo ecclesiastico, approfittò della domanda di cultura per scovare tesori lì dove erano custoditi tanto gelosamente da diventare dei tesori nascosti: le biblioteche dei monasteri. Li scovò anche se erano stati cancellati e riscritti, li trovò anche se erano sepolti sotto chilometri di volumi, celando il nome del monastero che lo custodiva, riservandosi il diritto di nuove e più emozionanti scoperte.

Oggi la domanda di cultura è enormemente più vasta, i sistemi di diffusione sono globali, le tecnologie tragicamente più sofisticate della “semplice” elaborazione di un nuovo font, ma l’operazione da fare è identica: riportare alla luce grandi storie per dare identità socio culturale al genere umano. E’ questo che chiede la gente: ricchezza identitaria per i nuovi e moderni figli del pianeta.

Nessuno pensa che BookAlive debba produrre un successo simile a Harry Potter o permanere nei secoli come Poggio Bracciolini: ci dobbiamo solo sforzare di trovare storie abbastanza fascinose da attrarre l’attenzione (e la visita) di qualche migliaio di persone interessate a Palermo, la Sicilia e all’Italia, attraverso un’operazione di vivificazione e illuminazione delle o di un’opera del patrimonio librario della Biblioteca. Trovarle e adeguatamente raccontarle, usando tutti i media a nostra disposizione: fisici e virtuali.

Uno di essi, che pensiamo essere il più universale perchè ubiquitario, è l’ebook.

Antonio Massara