Archivi categoria: Workshop 11.11.14, infos e slide

Raccoglie i contenuti disponibili del Workshop tenutori l’11.11.14 a Palermo.

Tre Giornate BookAlive: dalle Biblioteche Reali a quelle Virtuali

I mesi di Giugno e Luglio 2016 sono stati caratterizzati da nuovi momenti di confronto e dibattito fra i vari dipartimenti coinvolti all’interno del progetto BookAlive.

Le attività svolte durante questo appuntamento hanno seguito un programma distribuito su tre giornate: il 17 e il 18 Giugno e a chiudere l’1 Luglio. Tre le tematiche differenti esposte ma complementari nell’obiettivo di far convergere idee, proposte e modelli culturali di varia natura sotto forma di nuove proposte da contemplare, accompagnate dalla continua linea di pensiero aggregante che porta continuamente a riflettere sui cambiamenti e le evoluzioni toccate dalle Biblioteche, inevitabilmente in fase di metamorfosi.

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Il 17 Giugno, presso l’Aula Magna di Giurisprudenza la tavola rotonda inizia sotto il tema
La Memoria del Diritto: le biblioteche dei giuristi come patrimonio culturale.

L’incontro è occasione per visitare la Biblioteca di Storia del Diritto e il Fondo Ottavio Ziino, patrimonio librario prezioso costituito da circa 1500 volumi di cui alcuni non figurano in nessun altra biblioteca italiana. La storia di questo tesoro è stata introdotta dalla Dott.ssa Falletta in un articolo precedente. Il Fondo Ottavio Ziino è finalmente recuperato, catalogato e reso fruibile alla comunità scientifica.

Dal dibattito emerge quindi una questione importante da tenere sempre a mente come promemoria: quale sorte attende una biblioteca privata appartenuta a giuristi e magistrati? E sorge spontanea  estenderla nel panorama delle professionalità: … e quelle di tutte le figure divenute, o che magari diventeranno, pietre miliari di rami specifici del sapere? Come leggere e ricostruire la struttura intrinseca di alcune raccolte di volumi, tramandate ed ereditate per lasciti, per renderle “biblioteche” vere, perché come ha sottolineato uno dei relatori  “la biblioteca non è un magazzino dove si accumulano cose che si chiamano libri ma deve produrre fuochi d’artificio” … nelle menti si intende. In questo, almeno per quanto riguarda quelle raccolte custodite presso gli Atenei, si auspica una maggiore consapevolezza che è compito della comunità scientifica divulgare “i tesori” che custodiscono, nella maniera più funzionale possibile non solo agli “addetti ai lavori” ma all’intera comunità curiosa di conoscenza.

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Il
18 Giugno, presso la Chiesa di S. Antonio Abbate allo Steri, la panoramica prosegue sotto il titolo:
Circolazione libraria e biblioteche in età moderna.

All’interno di un’articolata riflessione costellata da tanti interventi internazionali, emergono due focus non trascurabili:
1) l’aspetto performativo legato all’oggetto “libro” e all’acquisizione del suo contenuto, ovvero la pratica della lettura. Argomento per nulla scontato all’interno della storia dei libri, con una sua storia parallela. Un evoluzione della pratica che passa diverse fasi tal volta diametralmente opposte: dalla lettura ad alta voce (diversamente a quello a cui siamo abituati oggi, un tempo era la più comune forma di lettura), all’idea settecentesca da parte di alcuni librai d’istituire dei “gabinetti di lettura” a pagamento, dalla ciclica persecuzione legata alla lettura dei cosiddetti “libri proibiti” (di cui nella maggior parte dei casi si trattava di narrativa) o l’accesso alla lettura negato per alcune categorie di lettori “speciali”(le lettrici ad esempio), fino a procedure riservate (o negate) di accesso a fonti bibliografiche per tutelare le dinastie imperiali o ecclesiastiche, o a strategie per attrezzare le biblioteche di strumenti per la manutenzione ed il restauro pur di non lasciar uscire i manoscritti dai luoghi dove erano “gelosamente” custoditi.
2) Altro punto delicato è le questione legata alla figura del bibliotecario, … ovviamente non un semplice “custode di libri”. Questo tema verrà toccato anche dal Direttore della Biblioteca centrale della Regione Sicilia , Dott. Vergara Caffarelli.

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Chiude il ciclo di workshop l’incontro dell’1 Luglio presso l’Aula Capitò della Scuola Politecnica in Viale delle Scienze con la discussione dal titolo
BookAlive: risultati e prospettive.

In questa cornice il Direttore Vergara Caffarelli esplora il rapporto fra la figura cardine del bibliotecario e i processi di digitalizzazione inevitabili per salvaguardare la memoria e la conoscenza del patrimonio librario custodito nelle biblioteche. Un esempio particolare, come lui ricorda, venne dato durante il primo seminario BookAlive d’apertura illustrato da Klaus Kempf, direttore della Biblioteca di Monaco di Baviera e grande manager di un complesso processo di digitalizzazione a livelli, per così dire, “industriali”  che porta all’acquisizione dei testi secondo criteri massivi per volume di materiale e progressivi nel tempo, insomma una gigantesca catena di montaggio perfettamente avviata ma un processo anche inevitabilmente costoso.
Uno scenario fantascientifico per realtà locali più piccole.

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La via intrapresa dalla biblioteca siciliana (e in genere è la tendenza delle realtà italiane) è quella di preferire un criterio di tipo selettivo per l’acquisizione digitalizzata. Questa risulta essere, probabilmente, una via più esaltante dal punto di vista di un bibliotecario, per ironizzare, in una immaginaria descrizione in chiave fumettistica lo si potrebbe infatti raffigurare come colui che “deve decidere quali libri salvare per le generazioni future in caso di cataclisma mondiale”!
A parte gli scherzi, in un processo di natura selettiva però viene realmente valorizzata la figura del bibliotecario in quanto indispensabile “mediatore” fra le necessità del lettore curioso e il patrimonio custodito, che deve inevitabilmente conoscere alla perfezione. All’interno di una strategia di salvaguardia del patrimonio librario, le biblioteche e i rispettivi bibliotecari hanno il compito di metabolizzare le preziose risorse, custodendole si, organizzandole ma soprattutto comunicandole rendendole non solo accessibili ma anche “appetibili”.
In tutto questo viene rilanciata una parola che riassume una procedura intrigante per questa funzione: lo storytelling.

Ogni biblioteca è una sconfinata sorgente di storie possibili che giacciono su scaffali e depositi, mentre invece potrebbero ancora sorprendere per freschezza e nutrimento alla crescita dell’immaginario e della conoscenza collettiva.

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Un punto focale nel processo di digitalizzazione del patrimonio librario dovrà inevitabilmente concentrarsi sulle strategie di mediazione del sapere, attraverso un sapiente contributo coordinato di competenze specializzate e variegate, in modo da continuare quel ciclo necessario di “rinnovo dei canali di transito” e decodifica del sapere e non perdere il prezioso nutrimento contenuto all’interno delle “sorgenti” biblioteche e libri.

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L’evento dell’1 Luglio presso l’Aula Capitò della Scuola Politecnica è anche un’occasione per presentare un modello di fruizione e mediazione dei contenuti generati a partire dalla tavola illustrata del corteo funebre di Filippo IV contenuta all’interno del testo  “Le solennità Lugubri e Liete” di Girolamo Matranga. Il contributo estrapolato dalla seicentina, conservata alla Biblioteca centrale della Regione Sicilia, è riletto in una modalità altamente tecnologica e ramificata nelle variegate forme di contenuti agganciati che espandono l’esplorazione e la lettura del documento.

seminario “La quotidiana emergenza” – parte 2

Ecco la seconda parte degli abstract dei relatori che hanno preso parte ai lavori per il seminario La Quotidiana Emergenza: i molteplici impieghi delle istituzioni sanitarie nel Mediterraneo dell’età moderna (XVI  – XIX secc.) presso L’archivio di Stato di Palermo lo scorso 17 settembre. 

seminario La quotidiana emergenza 17-09-2015

seminario La quotidiana emergenza 17-09-2015

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II SESSIONE

GUIDO CANDIANI – Sanità e controllo mercantile nelle Bocche di Cattaro, 1730-1770

seminario La quotidiana emergenza 17-09-2015

La Repubblica di Venezia ebbe sempre un occhio di particolare riguardo per la politica sanitaria. In Adriatico quest’ultima sovente si affiancò e s’incrociò con la politica di controllo marittimo e commerciale che la Serenissima tradizionalmente pretendeva di esercitare sul cosiddetto “Golfo di Venezia”. Gli accertamenti relativi alla sanità marittima venivano utilizzati allo scopo non solo di salvaguardare la salute pubblica, ma anche di riconoscere, controllare e possibilmente incanalare i flussi del traffico commerciale adriatico. Un caso di particolare interesse è rappresentato dalle Bocche di Cattaro, dove le esigenze del traffico commerciale e quelle del controllo marittimo e sanitario si intersecarono e si contrapposero con particolare evidenza nel corso del Settecento. La vivacità dei traffici della comunità marittima bocchese e la tortuosa contiguità dei territori ottomani resero la sanità uno degli strumenti principali impiegati delle autorità veneziane per esercitare la propria sovranità sulla problematica zona delle Bocche.

QUIM BONASTRA – Cuarentenas y territorio en España entre los siglos XVIII y XIX.

seminario La quotidiana emergenza 17-09-2015

De acuerdo con Raffestin, toda práctica espacial se traduce en una producción territorial en la que, necesaria e invariablemente, intervienen maillage, noeud y réseau, es decir, la delimitación y división de sus superficies, el establecimiento de nodos y el diseño de redes. Estos sistemas territoriales, organizados jerárquicamente, constituyen el manto bajo el cual se desarrollan las relaciones de poder y permiten, entre otras cosas, la integración y la cohesión de los territorios. Así, un sistema territorial es, a la vez, un medio y un fin. En tanto que medio denota un territorio, una organización territorial, pero en tanto que fin connota una ideología de su organización. El propósito de esta comunicación es mostrar la evolución de la red cuarentenaria española durante los siglos XVIII y XIX (el inicio del periodo coincide con el principio de la gestión centralizada a escala estatal de la defensa contra las epidemias y el final con el principio del desmantelamiento del sistema cuarentenario en España) y ver qué relaciones tuvieron las distintas configuraciones espaciales resultantes a lo largo del periodo mencionado con las ideas y las políticas territoriales que se estaban llevando a cabo durante aquella época.

III SESSIONE

ARTURO GALLIA – Reti commerciali e controllo sanitario nelle isole minori siciliane (1814-1818). GIS e analisi storica

Agli inizi dell’Ottocento le isole minori siciliane ricoprivano il ruolo di nodi consolidati all’interno delle reti commerciali mediterranee. Sia le isole più distanti dalla costa o “isolate”, come Pantelleria e Ustica, sia quelle raggruppate in arcipelaghi, come le Egadi e le Eolie, erano uno scalo frequente lungo le principali rotte mercantili che mettevano in comunicazione i porti del Mediterraneo.

Il commercio, in Sicilia come in altri porti mediterranei, risentì delle severe norme che regolavano il controllo sanitario marittimo. Il dibattito storiografico che ha recentemente avuto quale oggetto l’analisi delle istituzioni sanitarie marittime in Sicilia, ha principalmente messo in evidenza casi di studio legati alla “terraferma” o ad una delle deputazioni di salute pubblica, osservando i contesti insulari minori in maniera quasi sempre marginale.

Tuttavia, le società insulari, a causa della ridotta estensione del territorio e della scarsa capacità produttiva dei terreni, dipendevano quasi del tutto dal commercio e dall’importazione di beni di ogni genere, soprattutto di prima necessità. Pertanto, obiettivo principale di questo intervento è soffermarsi sulle isole minori siciliane e cercare di analizzare il fenomeno del commercio, valutando le modalità e le intensità con cui la disciplina del controllo sanitario lo influenzò e condizionò, evidenziando in particolar modo le ricadute sugli attori locali e come essi cercarono di contrastarle.

Fonti storiche diverse, tra cui un consistente corpus documentale conservato nel fondo Soprintendenza Generale di Salute Pubblica dell’Archivio di Stato di Palermo, ci permettono di far luce su una serie di aspetti legati al controllo sanitario in queste isole, con un’attenzione particolare al quinquennio compreso tra il 1814 e il 1818, nodo cruciale nelle trasformazioni dell’assetto politico amministrativo del Regno di Sicilia.

I dati e le informazioni raccolti nei documenti consultati, congiuntamente alla letteratura edita, sono stati integrati in un sistema GIS che ha permesso, da una parte, di gestire e analizzare una consistente mole di dati, organizzati in un database relazionale e georiferito; dall’altra, di restituire i risultati delle analisi in una serie di carte tematiche, grazie alle quali si possono sintetizzare e visualizzare anche graficamente alcune delle dinamiche riscontrate.

Dall’analisi emergono alcuni aspetti che meritano una particolare attenzione: oltre alle questioni legate sotto diversi punti di vista al commercio, che comunque rimangono le più frequenti e – forse – le più interessanti, appaiono rilevanti anche le questioni legate alle carriere politiche e all’uso strumentale che diversi attori istituzionali fanno dell’emergenza sanitaria. Infine, emerge quasi sempre la peculiarità del contesto spaziale ristretto, delimitato e isolato quali possono essere per l’appunto le isole minori siciliane e in alcuni documenti si ha una descrizione, a volte sommaria, altre volte più precisa, della morfologia di questi territori e delle caratteristiche pedologiche e agronomiche dei loro terreni.

seminario La quotidiana emergenza 17-09-2015

RAFFAELLA SALVEMINI – Per difendersi dal mare. Il Regno delle Due Sicilie al tempo del colera (1836-1857).

Negli anni Trenta dell’Ottocento giungeva in Europa un nuovo flagello: il colera. Lo sviluppo dei traffici via mare e i progressi nella navigazione a vapore richiese maggiori controlli alla  frontiera sanitaria e doganale marittima. Per difendersi dal mare non bastava più monitorare la circolazione delle informazioni e perfezionare le tecniche di prevenzione sanitaria adottata dalle varie nazioni. Nel 1836, mentre il colera colpiva Napoli, giunse da Parigi la proposta di una conferenza aperta agli stati del Mediterraneo sulla necessità di protocolli unici e condivisi in materia di sanità marittima nell’interesse del commercio e della salute delle popolazioni. Il go­verno francese e per esso il segretario del Con­siglio Superiore di Sanità si impegnò a ricercare le differenze fra i diversi metodi di trattamento sanitario usati in Europa.  Così il ministro degli interni del Regno delle Due Sicilie ricevette una nota dal ministro di Francia con il progetto di un accordo tra gli stati cristiani che “circondavano il Mediterraneo onde regolare i sistemi e i rapporti sanitari vicendevoli”. Questo primo tentativo di europeizzazione sanitaria non sortì, tuttavia, alcun effetto. Bisognerà attendere il 1851 per la prima Conferenza Sanitaria Internazionale. A quel tavolo furono invitati a partecipare dodici stati: Austria, Regno delle Due Sicilie, Spagna, Francia, Inghilterra, Grecia, Portogallo, Stato Pontificio, Russia, Sardegna Toscana e Turchia. Nel suo studio sul morbo asiatico Eugenia Tognotti ha già messo l’accento sui limiti di quel trattato più sensibile agli interessi commerciali che alle misure consigliate dai “contagionisti”. L’obiettivo di questo mio intervento è approfondire il funzionamento del sistema sanitario marittimo prima e dopo la congiuntura epidemica; la risposta delle istituzioni sanitarie del Regno alla prima richiesta di omologazione sanitaria nel 1837; le ragioni che portarono a non ratificare il trattato di Parigi, decidendo di pubblicare nel 1853 un nuovo regolamento generale per le Due Sicilie, detto di “servizio sanitario esterno”.

Fonti: Archivio di stato di Napoli: Magistrato di salute, Ministero degli Interni, Ministero degli Esteri, Ministero di Polizia

DANIELE PALERMO – La Suprema Generale Deputazione di Salute Pubblica del Regno di Sicilia e la disciplina delle coltivazioni e delle attività manifatturiere

A partire dalla sua tardiva istituzione, avvenuta nel 1743, la centrale e apicale istituzione incaricata di salvaguardare l’isola dai pericoli epidemici – la Suprema Generale Deputazione di Salute Pubblica-, oltre alla prevalente attività riguardante la tutela della frontiera marittima, esercitò, anche se in misura molto ridotta rispetto al totale delle sue azioni, la vigilanza sulla sanità terrestre. Un aspetto di questa che coinvolse frequentemente la Suprema Deputazione in complicati contenziosi fu la disciplina di alcune produzioni agricole e manifatturiere. Infatti, si riteneva, e si trattava di una convinzione pressocché universale, che alcune tipologie di queste causassero l’insalubrità dell’aria, dell’acqua e dell’ambiente e dunque favorissero l’insorgere di malattie e la propagazione di epidemie. Obiettivo della ricerca è l’analisi della modalità di intervento della Suprema Deputazione nella regolamentazione delle coltivazioni in acqua, come quella del riso, e di alcune lavorazioni, come quelle del lino, della canapa e delle pelli, considerate fattore di contaminazione dell’ambiente. Particolare attenzione sarà dedicata alla funzione di mediazione e di regolazione delle annose controversie legate a produzioni e coltivazioni che opposero proprietari, feudatari, città e ordini religiosi.

MATTEO DI FIGLIA – Il controllo sanitario nella Palermo post-unitaria. L’epidemia di colera e la rivolta del sette e mezzo

L’intervento vuole offrire una prima analisi del modo in cui la gestione del controllo sanitario è stata amministrata nella Sicilia post-unitaria.

Si tratta di un periodo di grandi trasformazioni anche dal punto di vista delle istituzioni preposte al controllo sanitario. Le prefetture si trovarono infatti a gestire l’eredità della Sovrintendenza generale di salute pubblica, istituita poco tempo dopo la nascita del Regno delle Due Sicilie, a sua volta sovrappostasi alla più antica Suprema deputazione di salute pubblica, che fino all’Unificazione mantenne funzioni consultive.

Si cercherà di studiare quel momento di transizione mettendo a fuoco alcuni nodi centrali che non attengono tanto all’effettivo controllo sanitario, quanto alle sue ricadute politiche. In particolare, si faranno riferimenti a temi quali il tentativo del nuovo Regno di legittimarsi anche dal punto di vista della tutela della salute; la possibilità di utilizzare i meccanismi sanitari per affermare o rinforzare il controllo politico; il passaggio da un’Istituzione unica per tutti i domini ultra-pharum (la Suprema deputazione) a differenti istituzioni, pari al numero delle province e delle prefetture, e dunque rispondenti al nuovo modello amministrativo.

Mi concentrerò soprattutto sulla provincia di Palermo. I temi appena accennati, infatti, possono essere analizzati in special modo a partire dalla rivolta del 1866 e dall’analisi della carte relative all’epidemia di colera che si diffuse in quei mesi. Da un primo vaglio delle fonti conservate presso l’Archivio di stato di Palermo emergono questioni rilevanti come l’interfaccia tra i comuni e il prefetto, l’utilizzo dei cordoni sanitari e le ricadute sul controllo degli spostamenti interni alla provincia, la profilassi per i membri dell’esercito giunto per sedare la rivolta (e dunque la relazione tra autorità civili e autorità militari).

seminario “La quotidiana emergenza” – parte 1

Giovedì 17 settembre si è tenuto il seminario La Quotidiana Emergenza: i molteplici impieghi delle istituzioni sanitarie nel Mediterraneo dell’età moderna (XVI  – XIX secc.) all’interno della bella cornice creata dalla sede storica alla “Catena”  dell’Archivio di Stato di Palermo. 

seminario La quotidiana emergenza 17-09-2015

Proponiamo in rassegna, suddivisi in due tranche, gli abstract degli interventi dei numerosi relatori che hanno animato l’interessante incontro. Un momento di condivisione e di confronto della ricerca nel settore, in cui è emerso, fra le varie riflessioni, un tassello chiave: la straordinaria rilevanza delle fonti storiche e della fitta rete d’informazioni che emergere da queste, aspetti e sfumature che disegnano con tratti sempre più definiti il complesso territorio del Mediterraneo.

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I SESSIONE

D. PEDEMONTE – Presidiare, proteggere, sorvegliare e conoscere: il Magistrato di Sanità della Repubblica di Genova tra profilassi e controllo del territorio

seminario La quotidiana emergenza 17-09-2015

La macchina sanitaria genovese, accrescendo la propria efficienza e perfezionandosi nell’organizzazione, è divenuta nel XVIII secolo un vero e proprio patrimonio strutturale della Repubblica, vedendosi spesso assegnati compiti più ampi rispetto a quelli connessi al puro e semplice controllo profilattico. Sfruttando l’ambiguità insita nel concetto di insidia invisibile, non si può negare che gli Stati talvolta abbiano scelto contro quali potenziali vettori “visibili” del contagio rivolgere la propria azione. Gli stessi documenti dell’epoca, d’altronde, testimoniano la forte incidenza di considerazioni di ordine economico e politico nella gestione degli affari di Sanità. L’analisi che propongo, centrata sulla seconda metà del Settecento, ruota attorno a due temi: il primo è quello del contributo dato dal Magistrato di Sanità della Repubblica di Genova al controllo del territorio e all’affermazione della giurisdizione statale; il secondo è quello dell’influenza esercitata dalle pratiche sanitarie sulle dinamiche economiche del Mediterraneo occidentale. Le fonti archivistiche utilizzate provengono essenzialmente dai fondi Ufficio di Sanità e Archivio segreto dell’Archivio di Stato genovese.

D. DELL’OSA – Sanità marittima e traffici commerciali nella Repubblica di Ragusa tra XVI e XVII secolo

seminario La quotidiana emergenza 17-09-2015

Nella seconda metà del XVI secolo l’economia della Repubblica di Ragusa attraversava una fase di espansione dovuta soprattutto all’attività mercantile e armatoriale svolta da alcuni importanti esponenti della borghesia e della nobiltà cittadina. Questi ultimi avevano saputo coniugare i traffici marittimi con quelli terrestri, e Ragusa era così diventata l’elemento centrale di una fitta rete di scambi che si estendeva nell’intero bacino del Mediterraneo, dalla Spagna al Mar Nero e da Venezia ad Alessandria d’Egitto. In questo contesto, caratterizzato da un volume notevole di merci scambiate e di persone in transito, era particolarmente importante tutelare la salute pubblica della comunità locale da tutte quelle problematiche di natura sanitaria che potevano manifestarsi in seguito al contatto con gli equipaggi delle imbarcazioni o con i componenti delle carovane commerciali provenienti dall’entroterra balcanico. L’occasione fornita dal disbrigo delle pratiche sanitarie, in particolar modo in relazione ai traffici marittimi, consentiva al governo della città di esercitare un’ulteriore forma di controllo sul commercio che faceva capo a Ragusa.

Questo lavoro di ricerca intende mostrare, attraverso l’impiego di documentazione prodotta dagli organi di governo e da singole compagnie di mercanti, come il sistema dei controlli sanitari fosse importante, non meno che altrove, per la raccolta delle informazioni sull’attività economica e commerciale svolta all’interno della Repubblica.

A. ADDOBBATI – Il caso della Faithful Mary: un’emergenza sanitaria nel porto di Livorno durante la guerra di Morea (1687-88)

seminario La quotidiana emergenza 17-09-2015

I difficili rapporti tra la marineria nordica e gli ufficiali sanitari
del porto di Livorno in età medicea sono stati ampiamente trattati anni orsono in una magistrale monografia di Carlo Cipolla (Il burocrate e il marinaio, 1992). La rigidità delle misure sanitarie e gli abusi di potere dei funzionari toscani furono una questione reiteratamente sollevata nel corso dell’età moderna, specialmente dalla navigazione inglese, e in termini tali da denotare un ostinato scetticismo riguardo l’utilità dei controlli sanitari. Anche dopo la peste di Londra del 1666 gli inglesi continuarono a lamentarsi delle misure di contumacia imposte dalla Sanità livornese, giudicandole del tutto pretestuose. Emergeva così un divario culturale profondo rispetto al problema del principio di precauzione per le limitazioni che ne potevano derivare al business. Un divario che a ben vedere si registra tuttora tra i paesi di tradizione anglosassone e quelli dell’area mediterranea: si pensi alle discussioni in corso sul progetto di trattato tra le due sponde dell’Atlantico (TPP), specie nella parte che prevede l’abolizione delle cosiddette barriere non tariffarie. Nel mio intervento al nostro seminario proverò a tornare sulla questione a partire da un caso particolare che mette però bene in evidenza la diversità di atteggiamenti sopra ricordata.

II SESSIONE

 GILBERT BUTI – L’Intendance de la Santé de Marseille au XVIIIe siècle, bureau de renseignements et source d’informations de l’aire méditerranéenne

seminario La quotidiana emergenza 17-09-2015

Depuis le XVIIe siècle, tout capitaine, français ou non, entrant dans le port de Marseille doit faire une déposition aux autorités de l’intendance sanitaire. Les intendants inscrivent sur des registres l’identité du capitaine, le nom du navire, sa provenance et la composition de certaines cargaisons. Ils se montrent surtout attentifs à la situation sanitaire du navire et à l’état de la patente de santé.

Toutefois, ils sont aussi à l’écoute des événements de mer que signale aussi le capitaine, en rapport ou non avec des considérations sanitaires. Les navires croisés ou laissés dans les ports, le passage de troupes, l’état de certains marchés, les guerres et d’autres faits sont consciencieusement notés sur ces registres publics. Cependant, à partir de 1730, les intendants ouvrent des registres spéciaux pour inscrire des « dépositions particulières et secrètes ». Les questions sanitaires, notamment les décès survenus à bord pendant les traversées, figurent dans ces registres. Des faits d’armes ou des mouvements de navires de guerre y sont également indiqués et peuvent intéresser les pouvoirs publics ne manquent pas de les demander. Ce dispositif assure une veille sanitaire et une surveillance des rivages de tout le littoral provençal car l’intendance sanitaire de Marseille est en contact régulier avec des bureaux de santé établis dans tous les ports provençaux. Par les renseignements collectés cette institution communale apparaît comme une source d’information de première importance que le pouvoir central entend mettre sous tutelle.

L. PINZARRONE – Città marittime e controllo della frontiera sanitaria in Sicilia nella seconda metà del XVIII secolo.

seminario La quotidiana emergenza 17-09-2015

Nel corso dell’età moderna furono perfezionate diverse pratiche istituzionali volte a garantire il rispetto della sovranità da parte dei naviganti, il controllo sul transito delle merci e degli uomini, l’esazione dei diritti portuali e di sanità, l’osservanza dei regolamenti sanitari e la tutela delle attività economiche del litorale. L’insieme di queste pratiche ha dato consistenza all’idea di una frontiera marittima. Per le città marittime e portuali il mare non era un semplice confine, ma una frontiera caratterizzata da una fragilità endogena: rischi epidemiologici e i pericoli pandemici provenienti dal mare. La frontiera marittima nel XVIII secolo si presentava come un sistema aperto e i vari dispositivi, militari, sanitari, doganali, che ne garantivano il funzionamento erano concepiti per governare e regolamentare la circolazione, non per impedirla. Anche la frontiera sanitaria era, infatti, concepita come un dispositivo di sicurezza finalizzato a minimizzare i rischi di contagio, ma non a impedire gli scambi, i commerci o la mobilità.

Le procedure di controllo sanitario che furono istituite nel corso del XVIII secolo dai vari Stati che si affacciavano nel bacino del Mediterraneo avevano principalmente carattere preventivo, furono affidate a istituzioni sanitarie che avrebbero dovuto assicurare la continuità dei controlli e delle procedure anche nei periodi di crisi epidemica (vigilanza dei litorali, visite sanitarie sulla navi prima dell’autorizzazione all’ingresso in porto, depositi per le merci sospette, lazzaretti, misure di contumacia).

La costa siciliana nella seconda metà XVIII secolo era una frontiera complessa: per lo più lontana dal centro (dalla capitale Palermo e dal più importante porto commerciale e militare, Messina), interamente proiettata nel Mediterraneo, esposta a numerosi rischi militari, commerciali e sanitari presentava un litorale con molte insenature, che consentivano approdi in molti punti della costa, non soltanto nei porti. Inoltre, la vicinanza con le coste ottomane e quelle delle Reggenze barbaresche la poneva in stretta prossimità di focali epidemici di peste come Costantinopoli e Alessandria.

Partendo da queste premesse, il presente contributo è finalizzato allo studio delle politiche di tutela della salute pubblica, dei provvedimenti sanitari e delle tariffe sanitarie adottati nelle città costiere del Regno di Sicilia dove maggiormente si evidenziava la necessità di trovare un equilibrio tra controllo sanitario e esigenze economiche. Particolare attenzione sarà dedicata al ruolo svolto dalle città portuali minori (Mazara, Licata, Girgenti, Sciacca, Trapani, Milazzo, Augusta, Terranova, Lipari, Marsala, Siracusa) nella complessa macchina del controllo sanitario dell’isola.

La quotidiana emergenza – Seminario

Giovedì 17 Settembre dalle ore 9:00, presso l’Archivio di Stato di Palermo,  sede Catena, si terrà il seminario:

La Quotidiana Emergenza: i molteplici impieghi delle istituzioni sanitarie nel Mediterraneo dell’età moderna (XVI  – XIX secc.)

Il programma della giornata

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ITINERA – Nuove prospettive della ricerca storica e geografica

Nella suggestiva cornice della chiesa di S. Antonio Abate allo Steri, prende oggi il via il seminario “Itinera.  Nuove prospettive della ricerca storica e geografica” , importante momento di confronto internazionale giunto alla sua III edizione.

 Il seminario si svolgerà nei giorni 14, 15 e il 16 Maggio

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Il tema del dibattito “Isole e frontiere nel Mediterraneo moderno e contemporaneo”,  che coinvolgerà numerosi studiosi provenienti dai contesti di ricerca nazionale ed internazionale, esplorerà gli spazi insulari e le intricate linee di frontiera degli orizzonti mediterranei, geografici ed umani, in epoca moderna e contemporanea con chiavi d’indagine interdiscliplinare.

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in sintesi, questo il programma previsto per il primo incontro di oggi:

09,00 – Saluti istituzionali

09,30 – Introduzione ai lavori
Arturo Gallia, Università Roma Tre
Lavinia Pinzarrone, Università di Palermo
Giannantonio Scaglione, Università di Catania

10.00 – I sessione: Attraversare le frontiere
Presiede: Rossella Cancila, Università di Palermo

Lectio magistralis di Anne Brogini, Université de Nice

12,00 – II sessione: Popolamento e insediamenti insulari
Presiede: José Miguel Delgado Barrado, Universidad de Jaén

15,00 – III sessione: Fortificare e difendere la frontiera
Presiede: Valentina Favarò, Università di Palermo

16,20 – IV sessione: Frontiere senza mare
Presiede: Paolo Militello, Università di Catania

Il calendario completo degli incontri e il ricco programma dettagliato degli interventi previsti  sono consultabili sul sito
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Seminario ” Lavorare con le Fonti”

Il 15 aprile a partire dalle 9.00 presso l’Aula Capitò, ed. 7 (Ingegneria) si è svolto il seminario Lavorare con le fonti: metodologie e procedure nell’ambito dell’attività didattica del Cdl Magistrale in Studi Storici, Antropologici e Geografici. L’incontro è stato promosso dal Dipartimento Culture e Società, diretto dalla Prof. M. C. Di Natale, dal progetto BookAlive, di cui è responsabile scientifico il prof. A. Gentile, e dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia.

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Hanno partecipato il dott. Dario Miceli, giornalista Rai Sicilia, il magg. Claudio Ciampini, comandante della Sezione di Balistica del RIS di Messina, il dott. Dario Scaletta, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, il prof. Francesco Benigno, ordinario di Storia Moderna nell’Università di Teramo.

L’obiettivo proposto è stato quello di porre a confronto metodologie e procedure proprie di professionalità che lavorano con le fonti, dall’attività giornalistica alla ricostruzione storica e all’attività investigativa.

Nel corso degli interventi i partecipanti hanno promosso riflessioni di carattere interdisciplinare su alcuni importanti temi, quali l’approccio alle fonti dal punto di vista giornalistico l’utilizzo della scienza forense applicate alle tradizionali investigazioni di carattere giudiziario, la genesi delle “prove” nell’ambito del processo penale e l’uso politico della storia.

Compito di tutti i soggetti che utilizzano le fonti è quello di ricomporre frammenti di realtà al fine di avvicinarsi il più possibile alla verità. Ma non si tratta di processi “neutri”. La scelta delle fonti, la loro verifica e la molteplicità di usi possibili se da un lato implicano scelte soggettive, rappresentano d’altra parte fasi imprescindibili della ricostruzione in cui metodologia e interpretazione giocano un ruolo fondamentale.

Valeria Patti

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momenti del Seminario l’Informatica per i Beni Culturali

Venerdì 20 marzo, presso il Complesso di S. Antonino dell’ Università di Palermo, sede del Centro Linguistico d’Ateneo, si è svolto il seminario L’informatica per i Beni Culturali, tavolo di confronto scientifico che si aggancia, come successivo anello di una catena, alle attività seminariali legate al progetto BookAlive.

L’incontro è stato un’occasione per dibattere su alcuni aspetti legati alle problematiche affrontate da questa branca d’indagine umanistica, dalla digitalizzazione ed archiviazione del patrimonio linguistico nella trattazione ed interpretazione dei documenti sonori e video e della loro valorizzazione come “prezioso tesoro culturale che giace sommerso”. Ma non solo.

Il referente scientifico del Dipartimento di Scienze Umanistiche, prof. Vito Matranga, ha illustrato le complessità procedurali legate al lavoro di costruzione della Banca Dati dell’ALS, dall’etichettatura alla predisposizione di schemi logici interpretativi dei fenomeni linguistici raccolti nel territorio siciliano. Momenti tratti del suo intervento ci accompagnano a “toccare con mano” anche i tool, d’inserimento dei dati xml e d’interrogazione semplificata, predisposti ad hoc dagli ingegneri Giuseppe Russo e Dario Pirrone e coordinati dal prof. Gentile, con cui i documenti sonori “rivivono” durante e soprattutto dopo la fase di archiviazione.

Seminario - Informatica per i Beni Culturali -

Un contributo al dibattito scientifico è arrivato dagli studiosi napoletani dell’Università Federico II (interventi dei professori Rosanna Sornicola, Emma Milano, Giovanni Abete e Valentina Retano), con esempi e proposte di valorizzazione del patrimonio culturale dell’entroterra campano,

Seminario - Informatica per i Beni Culturali -

attraverso esperimenti di architetture narrative su web, nate dalla collaborazione con il Politecnico di Milano:

Proprio dal Politecnico di Milano il Prof. Paolini illustra questa esperienza sottolineando la necessità di valutare la costruzione di “storie” emozionali, seguendo strutture narrative frammentate in linea con l’evoluzione del consumatore contemporaneo di cultura:

La scommessa è forte: come comunicare in maniera efficace  (…ma sintetica o frammettaria) “perchè” tutti questi luoghi indagati nel loro patrimonio linguistico sono “degni” di essere conosciuti?

La sperimentazione continua.

Chiude il tavolo delle discussioni proprio un ultimo esempio d’ immersione nel Patrimonio Culturale, in questo caso di Palermo, attraverso oggetti narrativi digitali come eBook ( o Digraph, definizione coniata all’interno dei corsi e laboratori di Editoria Digitale palermitani). Il Prof. Gentile mostra le potenzialità e i livelli di coinvolgimento immersivo  a disposizione nelle mani di chi “legge” un elaborato multimediale di questo tipo.


momenti del Seminario “Gli storici e il web”

Lunedì 16 marzo scorso, presso la Scuola Politecnica dell’Università di Palermo,  si è svolto il seminario Gli Storici e il Web. E’ stato un momento interessante per focalizzare l’attenzione sulla figura dello storico e sulla disciplina stessa in relazione con il mondo in continua evoluzione del web e dei suoi strumenti.

Tre soprattutto gli interventi programmati che hanno animato il tavolo dei lavori, un occasione colta anche da una platea in parte formata da giovani futuri docenti.

Andrea Caracausi, studioso dell’Università di Padova, esplora le sfaccettature della galassia di Wikimedia (tutti sanno cos’è Wikipedia ma quanti conoscono l’intera realtà Wikimedia

Alcuni momenti del suo intervento

 

Dalle atmosfere open source si transita all’esperienza rigorosamente specializzata del portale Reti Medievali raccontata dal prof. Corrao (Università di Palermo).

 

L’ultimo intervento curato dalla prof.ssa Elena Riva, dell’Università del Sacro Cuore di Milano, è un ulteriore input di riflessione su una disciplina come quella della linguistica computazionale e sulle relazioni “contributo degli storici-disciplina” ancora tutto da costruire.

 

Concludendo, due in particolare sono state le keywords di connessione fra le argomentazioni esposte:
1) l’ipertesto: è ancora uno strumento indispensabile da esplorare e incentivare nelle sue peculiarità non lineari oppure ha esaurito le sue potenzialità.
2) il trattamento delle fonti: risorse indispensabili e preziose per ricostruire il passato e non solo per gli storici ma per tutta la scrittura scientifica.

L’informatica per i Beni Culturali

Venerdì 20 marzo alle ore 9:00, presso l’Aula 101, Complesso di S. Antonino, Università di Palermo (Dottorato di ricerca in
Studi letterari, filologico-linguistici e storico culturali), si terrà il seminario L’informatica per i Beni Culturali.

Il programma della giornata prevede:

Il progetto Book Alive. La prospettiva umanistica
Vito Matranga (Università di Palermo)

Il progetto Book Alive. La prospettiva informatica
Antonio Gentile (Università di Palemo)

Raccontare il territorio. L’esperienza campana
Rosanna Sornicola (Università “Federico II di Napoli”)

La narrazione multimediale. Strumenti e metodi
Paolo Paolini (Politecnico di Milano)

Interverranno anche:
Giovanni Ruffino, Mari D’Agostino, Giovanni Abete, Luisa Amenta, Emma Milano, Giuseppe Paternostro, Vincenzo Pinello, Valentina Retaro, Roberto Sottile, Eleonora Trumello

Seminario

Lunedì 16 marzo alle ore 9:30, presso l’Aula Capitò di Ingegneria UniPa, Viale delle Scienze Ed. 7, si terrà il seminario Gli Storici e il Web.

I programma della giornata prevede:

Saluti
Prof. M. Carta
Presidente della Scuola Politecnica

Prof. M.C. Di Natale 
Direttore del Dipartimento Culture e Società

Prof. A. Gentile
Responsabile scientifico del Progetto BookAlive

Prof. A. Giuffrida
Presidente del Cdl LM Studi Storici Antropologici e Geografici

Introduce e coordina Rossella Cancila (Università di Palermo)

Andrea Caracausi (Università di Padova)
Storici e Wikimedia: quali prospettive?

Pietro Corrao (Università di Palermo)
L’esperienza di Reti Medievali

Elena Riva (Università del Sacro Cuore, Milano)
Storici e linguistica computazionale: un rapporto da inventare

Coordinamento scientifico:
Rossella Cancila
Valentina Favarò
Antonino Giuffrida