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Tre Giornate BookAlive: dalle Biblioteche Reali a quelle Virtuali

I mesi di Giugno e Luglio 2016 sono stati caratterizzati da nuovi momenti di confronto e dibattito fra i vari dipartimenti coinvolti all’interno del progetto BookAlive.

Le attività svolte durante questo appuntamento hanno seguito un programma distribuito su tre giornate: il 17 e il 18 Giugno e a chiudere l’1 Luglio. Tre le tematiche differenti esposte ma complementari nell’obiettivo di far convergere idee, proposte e modelli culturali di varia natura sotto forma di nuove proposte da contemplare, accompagnate dalla continua linea di pensiero aggregante che porta continuamente a riflettere sui cambiamenti e le evoluzioni toccate dalle Biblioteche, inevitabilmente in fase di metamorfosi.

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Il 17 Giugno, presso l’Aula Magna di Giurisprudenza la tavola rotonda inizia sotto il tema
La Memoria del Diritto: le biblioteche dei giuristi come patrimonio culturale.

L’incontro è occasione per visitare la Biblioteca di Storia del Diritto e il Fondo Ottavio Ziino, patrimonio librario prezioso costituito da circa 1500 volumi di cui alcuni non figurano in nessun altra biblioteca italiana. La storia di questo tesoro è stata introdotta dalla Dott.ssa Falletta in un articolo precedente. Il Fondo Ottavio Ziino è finalmente recuperato, catalogato e reso fruibile alla comunità scientifica.

Dal dibattito emerge quindi una questione importante da tenere sempre a mente come promemoria: quale sorte attende una biblioteca privata appartenuta a giuristi e magistrati? E sorge spontanea  estenderla nel panorama delle professionalità: … e quelle di tutte le figure divenute, o che magari diventeranno, pietre miliari di rami specifici del sapere? Come leggere e ricostruire la struttura intrinseca di alcune raccolte di volumi, tramandate ed ereditate per lasciti, per renderle “biblioteche” vere, perché come ha sottolineato uno dei relatori  “la biblioteca non è un magazzino dove si accumulano cose che si chiamano libri ma deve produrre fuochi d’artificio” … nelle menti si intende. In questo, almeno per quanto riguarda quelle raccolte custodite presso gli Atenei, si auspica una maggiore consapevolezza che è compito della comunità scientifica divulgare “i tesori” che custodiscono, nella maniera più funzionale possibile non solo agli “addetti ai lavori” ma all’intera comunità curiosa di conoscenza.

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18 Giugno, presso la Chiesa di S. Antonio Abbate allo Steri, la panoramica prosegue sotto il titolo:
Circolazione libraria e biblioteche in età moderna.

All’interno di un’articolata riflessione costellata da tanti interventi internazionali, emergono due focus non trascurabili:
1) l’aspetto performativo legato all’oggetto “libro” e all’acquisizione del suo contenuto, ovvero la pratica della lettura. Argomento per nulla scontato all’interno della storia dei libri, con una sua storia parallela. Un evoluzione della pratica che passa diverse fasi tal volta diametralmente opposte: dalla lettura ad alta voce (diversamente a quello a cui siamo abituati oggi, un tempo era la più comune forma di lettura), all’idea settecentesca da parte di alcuni librai d’istituire dei “gabinetti di lettura” a pagamento, dalla ciclica persecuzione legata alla lettura dei cosiddetti “libri proibiti” (di cui nella maggior parte dei casi si trattava di narrativa) o l’accesso alla lettura negato per alcune categorie di lettori “speciali”(le lettrici ad esempio), fino a procedure riservate (o negate) di accesso a fonti bibliografiche per tutelare le dinastie imperiali o ecclesiastiche, o a strategie per attrezzare le biblioteche di strumenti per la manutenzione ed il restauro pur di non lasciar uscire i manoscritti dai luoghi dove erano “gelosamente” custoditi.
2) Altro punto delicato è le questione legata alla figura del bibliotecario, … ovviamente non un semplice “custode di libri”. Questo tema verrà toccato anche dal Direttore della Biblioteca centrale della Regione Sicilia , Dott. Vergara Caffarelli.

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Chiude il ciclo di workshop l’incontro dell’1 Luglio presso l’Aula Capitò della Scuola Politecnica in Viale delle Scienze con la discussione dal titolo
BookAlive: risultati e prospettive.

In questa cornice il Direttore Vergara Caffarelli esplora il rapporto fra la figura cardine del bibliotecario e i processi di digitalizzazione inevitabili per salvaguardare la memoria e la conoscenza del patrimonio librario custodito nelle biblioteche. Un esempio particolare, come lui ricorda, venne dato durante il primo seminario BookAlive d’apertura illustrato da Klaus Kempf, direttore della Biblioteca di Monaco di Baviera e grande manager di un complesso processo di digitalizzazione a livelli, per così dire, “industriali”  che porta all’acquisizione dei testi secondo criteri massivi per volume di materiale e progressivi nel tempo, insomma una gigantesca catena di montaggio perfettamente avviata ma un processo anche inevitabilmente costoso.
Uno scenario fantascientifico per realtà locali più piccole.

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La via intrapresa dalla biblioteca siciliana (e in genere è la tendenza delle realtà italiane) è quella di preferire un criterio di tipo selettivo per l’acquisizione digitalizzata. Questa risulta essere, probabilmente, una via più esaltante dal punto di vista di un bibliotecario, per ironizzare, in una immaginaria descrizione in chiave fumettistica lo si potrebbe infatti raffigurare come colui che “deve decidere quali libri salvare per le generazioni future in caso di cataclisma mondiale”!
A parte gli scherzi, in un processo di natura selettiva però viene realmente valorizzata la figura del bibliotecario in quanto indispensabile “mediatore” fra le necessità del lettore curioso e il patrimonio custodito, che deve inevitabilmente conoscere alla perfezione. All’interno di una strategia di salvaguardia del patrimonio librario, le biblioteche e i rispettivi bibliotecari hanno il compito di metabolizzare le preziose risorse, custodendole si, organizzandole ma soprattutto comunicandole rendendole non solo accessibili ma anche “appetibili”.
In tutto questo viene rilanciata una parola che riassume una procedura intrigante per questa funzione: lo storytelling.

Ogni biblioteca è una sconfinata sorgente di storie possibili che giacciono su scaffali e depositi, mentre invece potrebbero ancora sorprendere per freschezza e nutrimento alla crescita dell’immaginario e della conoscenza collettiva.

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Un punto focale nel processo di digitalizzazione del patrimonio librario dovrà inevitabilmente concentrarsi sulle strategie di mediazione del sapere, attraverso un sapiente contributo coordinato di competenze specializzate e variegate, in modo da continuare quel ciclo necessario di “rinnovo dei canali di transito” e decodifica del sapere e non perdere il prezioso nutrimento contenuto all’interno delle “sorgenti” biblioteche e libri.

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L’evento dell’1 Luglio presso l’Aula Capitò della Scuola Politecnica è anche un’occasione per presentare un modello di fruizione e mediazione dei contenuti generati a partire dalla tavola illustrata del corteo funebre di Filippo IV contenuta all’interno del testo  “Le solennità Lugubri e Liete” di Girolamo Matranga. Il contributo estrapolato dalla seicentina, conservata alla Biblioteca centrale della Regione Sicilia, è riletto in una modalità altamente tecnologica e ramificata nelle variegate forme di contenuti agganciati che espandono l’esplorazione e la lettura del documento.

“Quod non est in libris non est in mundo”. Il Fondo Antico Giuridico della Facoltà di Giurisprudenza

Pubblichiamo volentieri il contributo della Dott.ssa Serena Falletta 

Mentre nel resto del mondo gli istituti culturali e scientifici promuovono e valorizzano le collezioni private possedute, allestendo pagine internet e percorsi museali in grado di esaltarne la specificità, il trend italiano sembra essere invece quello di far “svanire” i fondi più preziosi all’interno di organismi bibliotecari più grandi, decontestualizzandoli e rendendoli inaccessibili. Avviene così che tra i tesori nascosti dell’Università di Palermo esista una preziosa collezione di antichi libri legali composta da oltre 1.500 edizioni sconosciuta ai più, testimonianza significativa di un sistema del diritto operante non solo in Sicilia, ma in gran parte dell’Europa continentale, dal XII al XVIII secolo: un patrimonio storico, scientifico e artistico di grande valore, che potrebbe divenire utile strumento di lavoro per gli specialisti e attrazione culturale del nostro ateneo, in quanto capace di mostrare al grande pubblico i molteplici percorsi del pensiero giuridico medievale e moderno.

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Formatasi attraverso lasciti e donazioni, sopravvissuta a spostamenti e ricollocazioni che ne hanno disperso le memorie documentarie ma assente nell’OPAC universitario, che conserva appena un centinaio di record a fronte di una raccolta di opere formata da oltre tremila volumi, questa notevole raccolta è oggi quasi interamente custodita nei locali della Biblioteca di Storia del Diritto “Ottavio Ziino”, al piano terra della facoltà di Giurisprudenza, a seguito di un lungo lavoro di riordino e inventariazione che culminerà nella pubblicazione di un catalogo all’interno del progetto Book Alive.

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È impossibile ricostruire con precisione il processo di formazione della ricca selezione di volumi conservata tra gli scaffali di questa biblioteca che, al di là della superficiale immagine di magazzino di libri, è un organismo vivo, cresciuto attraverso sotterranei accumuli e lente sedimentazioni prodotte da donazioni, strategie, ritmi e opportunità d’acquisto, dalla coltivazione di particolari filoni di studio. Di certo, il patrimonio librario antico è frutto dell’accostamento e della fusione di collezioni eterogenee, che ben rappresentano gli interessi di ricerca dei docenti dell’Università stessa e delle principali personalità della cultura accademica regionale tra l’Ottocento e i primi del Novecento. La stratificazione dei fondi antichi costituisce infatti un tratto naturale della fisionomia delle biblioteche, sebbene in molte strutture – e soprattutto quelle universitarie – non sia tradizionalmente riservato un ruolo preminente a tale materiale, che viene trattato spesso con tecniche approssimative, per le particolari problematiche che scaturiscono dalla sua conservazione e fruizione o per la scarsità del loro appeal nei confronti dell’utenza abituale.

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Due i nuclei maggiori, per consistenza e organicità, attorno cui si è costruito il patrimonio bibliografico antico: il lascito del professore Luigi Genuardi, che nel 1938 destinò alla biblioteca del Circolo giuridico “Luigi Sampolo” numerosi volumi antichi e il fondo “Ottavio Ziino”, proveniente in massima parte dalla biblioteca del senatore Agostino Todaro della Gallia e donato agli inizi degli anni Ottanta all’Istituto di Storia del Diritto Italiano dallo stesso Ziino. Una semplice scorsa ai nomi degli autori e ai titoli delle edizioni conservate mostra chiaramente la vastità spaziale e temporale delle fonti custodite: le opere edite riguardano infatti sia il diritto comune – civile e canonico – sia il diritto del Regno di Sicilia, ben delineato nei numerosi volumi di costituzioni, capitoli, prammatiche, sanzioni, istruzioni, consuetudini, parlamenti, bandi, ordini e provviste, commenti alle leggi, nonché delle opere dedicate alla dottrina pubblicistica, privatistica ed ecclesiastica. Numerose le raccolte di decisiones concernenti la giurisprudenza dei Grandi Tribunali che, specialmente a partire dal sec. XVII, rappresenta una vera e propria fonte di produzione del diritto, consentendo ai giuristi di conoscere l’effettiva interpretazione e applicazione di esso da parte degli organi giudiziari, cui si aggiungono svariati consilia, observationes e resolutiones nelle quali, oltre al consilium, è fornita anche una breve notizia delle relative vicende giudiziarie. Nella collezione si distinguono inoltre alcune tra le opere più rappresentative del pensiero giuridico di tutti i tempi, di autori prestigiosi quali, solo per citarne alcuni, Azzone, Andrea Alciato, Andrea d’Isernia, Accursio, Bartolo da Sassoferrato, Pierre de Belleperche, Barnabè Brisson, Egidio Bossi, Guillaume Budè, Giulio Claro, Prospero Farinacci, Benedikt Carpzov, Jacques Cujas, Matteo d’Afflitto, Giovan Battista De Luca, Hugo Grozio.

Più di 250 le edizioni afferenti al genere letterario del trattato che, sebbene presenti una storia evolutiva i cui inizi si collocano nell’età stessa del rinascimento giuridico, riunisce tipologie di testi spesso differenti per metodo e struttura:: per citare solo gli esempi più famosi presenti basterà ricordare il tractatus de dote, il tractatus de statutiis, la raccolta di trattati criminali compilata da Giovan Battista Ziletti e il trattato de iure protimiseos, intestato a Matteo D’Afflitto ma contenente anche i lavori in materia di Baldo degli Ubaldi, Roberto Maranta e Marco Mantua Benavides. Degna di menzione, in quanto assai rara, la prima edizione dei Commentaria in usus feudorum di Andrea d’Isernia: una vera pietra miliare della tradizione feudistica, che gli valse la qualifica di monarcha feudistarum, scritta all’epoca di Carlo II d’Angiò con intenti eruditi e lo scopo di sistematizzare, adeguandoli ai nuovi principi della dominazione angioina, le strutture dell’ordinamento legislativo impostato nelle Costituzioni federiciane. Dell’editio princeps, pubblicata a Lione nel 1579 dall’editore fiorentino Filippo Tinghi, si conservano in Italia solamente altri tre esemplari, noti per il reimpiego sul frontespizio della tipica marca tipografica con il giglio fiorentino della famiglia Giunta, a causa del quale sostenne una lunga controversia giudiziaria con Jeanne Giunta. Ben rappresentate, all’interno del ricco fondo, anche le opere della Scuola Culta e, più in generale, della corrente umanista, con le opere di Alciato, François Connan, Hugues Doneau, François Hotman, Barnabé Brisson, Jacques Godefroy e Jacques Cujas per la Francia mentre, sul versante germanico compaiono nomi di spicco come quelli di Ulrich Zasius, Nikolas Vigel, Johann Sichardt e Johann Brunnemann. Ampio spazio è riservato infine alle riflessioni dei principali giusnaturalisti – Grozio, Samuel Pufendorf, Thomas Hobbes, John Locke, Christian Wolff – nonchè, a corredo storiografico della dottrina e della normativa alle opere storiche dedicate al Regno di Sicilia, con i lavori di Tommaso Fazello, Vito Amico, Emanuele Aguilera, Vincenzo Auria, Giovanni Evangelista Di Blasi, Rosario Gregorio.

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La ricognizione dei volumi, l’elenco e l’analisi degli esemplari antichi che si sta compiendo attraverso il progetto Book Alive, rappresenta solo un primo passo – seppur indispensabile – verso la comprensione circostanziata, il recupero e la valorizzazione dell’intero patrimonio librario posseduto dall’Università e della storia delle sue biblioteche specializzate. Lo scopo finale è infatti quello di richiamare l’attenzione degli studiosi e, più in generale, del pubblico e delle istituzioni culturali, alla necessità di promuovere e sfruttare un capitale culturale di enorme valore.