seminario La quotidiana emergenza 17-09-2015

seminario “La quotidiana emergenza” – parte 1

Giovedì 17 settembre si è tenuto il seminario La Quotidiana Emergenza: i molteplici impieghi delle istituzioni sanitarie nel Mediterraneo dell’età moderna (XVI  – XIX secc.) all’interno della bella cornice creata dalla sede storica alla “Catena”  dell’Archivio di Stato di Palermo. 

seminario La quotidiana emergenza 17-09-2015

Proponiamo in rassegna, suddivisi in due tranche, gli abstract degli interventi dei numerosi relatori che hanno animato l’interessante incontro. Un momento di condivisione e di confronto della ricerca nel settore, in cui è emerso, fra le varie riflessioni, un tassello chiave: la straordinaria rilevanza delle fonti storiche e della fitta rete d’informazioni che emergere da queste, aspetti e sfumature che disegnano con tratti sempre più definiti il complesso territorio del Mediterraneo.

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I SESSIONE

D. PEDEMONTE – Presidiare, proteggere, sorvegliare e conoscere: il Magistrato di Sanità della Repubblica di Genova tra profilassi e controllo del territorio

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La macchina sanitaria genovese, accrescendo la propria efficienza e perfezionandosi nell’organizzazione, è divenuta nel XVIII secolo un vero e proprio patrimonio strutturale della Repubblica, vedendosi spesso assegnati compiti più ampi rispetto a quelli connessi al puro e semplice controllo profilattico. Sfruttando l’ambiguità insita nel concetto di insidia invisibile, non si può negare che gli Stati talvolta abbiano scelto contro quali potenziali vettori “visibili” del contagio rivolgere la propria azione. Gli stessi documenti dell’epoca, d’altronde, testimoniano la forte incidenza di considerazioni di ordine economico e politico nella gestione degli affari di Sanità. L’analisi che propongo, centrata sulla seconda metà del Settecento, ruota attorno a due temi: il primo è quello del contributo dato dal Magistrato di Sanità della Repubblica di Genova al controllo del territorio e all’affermazione della giurisdizione statale; il secondo è quello dell’influenza esercitata dalle pratiche sanitarie sulle dinamiche economiche del Mediterraneo occidentale. Le fonti archivistiche utilizzate provengono essenzialmente dai fondi Ufficio di Sanità e Archivio segreto dell’Archivio di Stato genovese.

D. DELL’OSA – Sanità marittima e traffici commerciali nella Repubblica di Ragusa tra XVI e XVII secolo

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Nella seconda metà del XVI secolo l’economia della Repubblica di Ragusa attraversava una fase di espansione dovuta soprattutto all’attività mercantile e armatoriale svolta da alcuni importanti esponenti della borghesia e della nobiltà cittadina. Questi ultimi avevano saputo coniugare i traffici marittimi con quelli terrestri, e Ragusa era così diventata l’elemento centrale di una fitta rete di scambi che si estendeva nell’intero bacino del Mediterraneo, dalla Spagna al Mar Nero e da Venezia ad Alessandria d’Egitto. In questo contesto, caratterizzato da un volume notevole di merci scambiate e di persone in transito, era particolarmente importante tutelare la salute pubblica della comunità locale da tutte quelle problematiche di natura sanitaria che potevano manifestarsi in seguito al contatto con gli equipaggi delle imbarcazioni o con i componenti delle carovane commerciali provenienti dall’entroterra balcanico. L’occasione fornita dal disbrigo delle pratiche sanitarie, in particolar modo in relazione ai traffici marittimi, consentiva al governo della città di esercitare un’ulteriore forma di controllo sul commercio che faceva capo a Ragusa.

Questo lavoro di ricerca intende mostrare, attraverso l’impiego di documentazione prodotta dagli organi di governo e da singole compagnie di mercanti, come il sistema dei controlli sanitari fosse importante, non meno che altrove, per la raccolta delle informazioni sull’attività economica e commerciale svolta all’interno della Repubblica.

A. ADDOBBATI – Il caso della Faithful Mary: un’emergenza sanitaria nel porto di Livorno durante la guerra di Morea (1687-88)

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I difficili rapporti tra la marineria nordica e gli ufficiali sanitari
del porto di Livorno in età medicea sono stati ampiamente trattati anni orsono in una magistrale monografia di Carlo Cipolla (Il burocrate e il marinaio, 1992). La rigidità delle misure sanitarie e gli abusi di potere dei funzionari toscani furono una questione reiteratamente sollevata nel corso dell’età moderna, specialmente dalla navigazione inglese, e in termini tali da denotare un ostinato scetticismo riguardo l’utilità dei controlli sanitari. Anche dopo la peste di Londra del 1666 gli inglesi continuarono a lamentarsi delle misure di contumacia imposte dalla Sanità livornese, giudicandole del tutto pretestuose. Emergeva così un divario culturale profondo rispetto al problema del principio di precauzione per le limitazioni che ne potevano derivare al business. Un divario che a ben vedere si registra tuttora tra i paesi di tradizione anglosassone e quelli dell’area mediterranea: si pensi alle discussioni in corso sul progetto di trattato tra le due sponde dell’Atlantico (TPP), specie nella parte che prevede l’abolizione delle cosiddette barriere non tariffarie. Nel mio intervento al nostro seminario proverò a tornare sulla questione a partire da un caso particolare che mette però bene in evidenza la diversità di atteggiamenti sopra ricordata.

II SESSIONE

 GILBERT BUTI – L’Intendance de la Santé de Marseille au XVIIIe siècle, bureau de renseignements et source d’informations de l’aire méditerranéenne

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Depuis le XVIIe siècle, tout capitaine, français ou non, entrant dans le port de Marseille doit faire une déposition aux autorités de l’intendance sanitaire. Les intendants inscrivent sur des registres l’identité du capitaine, le nom du navire, sa provenance et la composition de certaines cargaisons. Ils se montrent surtout attentifs à la situation sanitaire du navire et à l’état de la patente de santé.

Toutefois, ils sont aussi à l’écoute des événements de mer que signale aussi le capitaine, en rapport ou non avec des considérations sanitaires. Les navires croisés ou laissés dans les ports, le passage de troupes, l’état de certains marchés, les guerres et d’autres faits sont consciencieusement notés sur ces registres publics. Cependant, à partir de 1730, les intendants ouvrent des registres spéciaux pour inscrire des « dépositions particulières et secrètes ». Les questions sanitaires, notamment les décès survenus à bord pendant les traversées, figurent dans ces registres. Des faits d’armes ou des mouvements de navires de guerre y sont également indiqués et peuvent intéresser les pouvoirs publics ne manquent pas de les demander. Ce dispositif assure une veille sanitaire et une surveillance des rivages de tout le littoral provençal car l’intendance sanitaire de Marseille est en contact régulier avec des bureaux de santé établis dans tous les ports provençaux. Par les renseignements collectés cette institution communale apparaît comme une source d’information de première importance que le pouvoir central entend mettre sous tutelle.

L. PINZARRONE – Città marittime e controllo della frontiera sanitaria in Sicilia nella seconda metà del XVIII secolo.

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Nel corso dell’età moderna furono perfezionate diverse pratiche istituzionali volte a garantire il rispetto della sovranità da parte dei naviganti, il controllo sul transito delle merci e degli uomini, l’esazione dei diritti portuali e di sanità, l’osservanza dei regolamenti sanitari e la tutela delle attività economiche del litorale. L’insieme di queste pratiche ha dato consistenza all’idea di una frontiera marittima. Per le città marittime e portuali il mare non era un semplice confine, ma una frontiera caratterizzata da una fragilità endogena: rischi epidemiologici e i pericoli pandemici provenienti dal mare. La frontiera marittima nel XVIII secolo si presentava come un sistema aperto e i vari dispositivi, militari, sanitari, doganali, che ne garantivano il funzionamento erano concepiti per governare e regolamentare la circolazione, non per impedirla. Anche la frontiera sanitaria era, infatti, concepita come un dispositivo di sicurezza finalizzato a minimizzare i rischi di contagio, ma non a impedire gli scambi, i commerci o la mobilità.

Le procedure di controllo sanitario che furono istituite nel corso del XVIII secolo dai vari Stati che si affacciavano nel bacino del Mediterraneo avevano principalmente carattere preventivo, furono affidate a istituzioni sanitarie che avrebbero dovuto assicurare la continuità dei controlli e delle procedure anche nei periodi di crisi epidemica (vigilanza dei litorali, visite sanitarie sulla navi prima dell’autorizzazione all’ingresso in porto, depositi per le merci sospette, lazzaretti, misure di contumacia).

La costa siciliana nella seconda metà XVIII secolo era una frontiera complessa: per lo più lontana dal centro (dalla capitale Palermo e dal più importante porto commerciale e militare, Messina), interamente proiettata nel Mediterraneo, esposta a numerosi rischi militari, commerciali e sanitari presentava un litorale con molte insenature, che consentivano approdi in molti punti della costa, non soltanto nei porti. Inoltre, la vicinanza con le coste ottomane e quelle delle Reggenze barbaresche la poneva in stretta prossimità di focali epidemici di peste come Costantinopoli e Alessandria.

Partendo da queste premesse, il presente contributo è finalizzato allo studio delle politiche di tutela della salute pubblica, dei provvedimenti sanitari e delle tariffe sanitarie adottati nelle città costiere del Regno di Sicilia dove maggiormente si evidenziava la necessità di trovare un equilibrio tra controllo sanitario e esigenze economiche. Particolare attenzione sarà dedicata al ruolo svolto dalle città portuali minori (Mazara, Licata, Girgenti, Sciacca, Trapani, Milazzo, Augusta, Terranova, Lipari, Marsala, Siracusa) nella complessa macchina del controllo sanitario dell’isola.