seminario La quotidiana emergenza 17-09-2015

seminario “La quotidiana emergenza” – parte 2

Ecco la seconda parte degli abstract dei relatori che hanno preso parte ai lavori per il seminario La Quotidiana Emergenza: i molteplici impieghi delle istituzioni sanitarie nel Mediterraneo dell’età moderna (XVI  – XIX secc.) presso L’archivio di Stato di Palermo lo scorso 17 settembre. 

seminario La quotidiana emergenza 17-09-2015

seminario La quotidiana emergenza 17-09-2015

——————————–

II SESSIONE

GUIDO CANDIANI – Sanità e controllo mercantile nelle Bocche di Cattaro, 1730-1770

seminario La quotidiana emergenza 17-09-2015

La Repubblica di Venezia ebbe sempre un occhio di particolare riguardo per la politica sanitaria. In Adriatico quest’ultima sovente si affiancò e s’incrociò con la politica di controllo marittimo e commerciale che la Serenissima tradizionalmente pretendeva di esercitare sul cosiddetto “Golfo di Venezia”. Gli accertamenti relativi alla sanità marittima venivano utilizzati allo scopo non solo di salvaguardare la salute pubblica, ma anche di riconoscere, controllare e possibilmente incanalare i flussi del traffico commerciale adriatico. Un caso di particolare interesse è rappresentato dalle Bocche di Cattaro, dove le esigenze del traffico commerciale e quelle del controllo marittimo e sanitario si intersecarono e si contrapposero con particolare evidenza nel corso del Settecento. La vivacità dei traffici della comunità marittima bocchese e la tortuosa contiguità dei territori ottomani resero la sanità uno degli strumenti principali impiegati delle autorità veneziane per esercitare la propria sovranità sulla problematica zona delle Bocche.

QUIM BONASTRA – Cuarentenas y territorio en España entre los siglos XVIII y XIX.

seminario La quotidiana emergenza 17-09-2015

De acuerdo con Raffestin, toda práctica espacial se traduce en una producción territorial en la que, necesaria e invariablemente, intervienen maillage, noeud y réseau, es decir, la delimitación y división de sus superficies, el establecimiento de nodos y el diseño de redes. Estos sistemas territoriales, organizados jerárquicamente, constituyen el manto bajo el cual se desarrollan las relaciones de poder y permiten, entre otras cosas, la integración y la cohesión de los territorios. Así, un sistema territorial es, a la vez, un medio y un fin. En tanto que medio denota un territorio, una organización territorial, pero en tanto que fin connota una ideología de su organización. El propósito de esta comunicación es mostrar la evolución de la red cuarentenaria española durante los siglos XVIII y XIX (el inicio del periodo coincide con el principio de la gestión centralizada a escala estatal de la defensa contra las epidemias y el final con el principio del desmantelamiento del sistema cuarentenario en España) y ver qué relaciones tuvieron las distintas configuraciones espaciales resultantes a lo largo del periodo mencionado con las ideas y las políticas territoriales que se estaban llevando a cabo durante aquella época.

III SESSIONE

ARTURO GALLIA – Reti commerciali e controllo sanitario nelle isole minori siciliane (1814-1818). GIS e analisi storica

Agli inizi dell’Ottocento le isole minori siciliane ricoprivano il ruolo di nodi consolidati all’interno delle reti commerciali mediterranee. Sia le isole più distanti dalla costa o “isolate”, come Pantelleria e Ustica, sia quelle raggruppate in arcipelaghi, come le Egadi e le Eolie, erano uno scalo frequente lungo le principali rotte mercantili che mettevano in comunicazione i porti del Mediterraneo.

Il commercio, in Sicilia come in altri porti mediterranei, risentì delle severe norme che regolavano il controllo sanitario marittimo. Il dibattito storiografico che ha recentemente avuto quale oggetto l’analisi delle istituzioni sanitarie marittime in Sicilia, ha principalmente messo in evidenza casi di studio legati alla “terraferma” o ad una delle deputazioni di salute pubblica, osservando i contesti insulari minori in maniera quasi sempre marginale.

Tuttavia, le società insulari, a causa della ridotta estensione del territorio e della scarsa capacità produttiva dei terreni, dipendevano quasi del tutto dal commercio e dall’importazione di beni di ogni genere, soprattutto di prima necessità. Pertanto, obiettivo principale di questo intervento è soffermarsi sulle isole minori siciliane e cercare di analizzare il fenomeno del commercio, valutando le modalità e le intensità con cui la disciplina del controllo sanitario lo influenzò e condizionò, evidenziando in particolar modo le ricadute sugli attori locali e come essi cercarono di contrastarle.

Fonti storiche diverse, tra cui un consistente corpus documentale conservato nel fondo Soprintendenza Generale di Salute Pubblica dell’Archivio di Stato di Palermo, ci permettono di far luce su una serie di aspetti legati al controllo sanitario in queste isole, con un’attenzione particolare al quinquennio compreso tra il 1814 e il 1818, nodo cruciale nelle trasformazioni dell’assetto politico amministrativo del Regno di Sicilia.

I dati e le informazioni raccolti nei documenti consultati, congiuntamente alla letteratura edita, sono stati integrati in un sistema GIS che ha permesso, da una parte, di gestire e analizzare una consistente mole di dati, organizzati in un database relazionale e georiferito; dall’altra, di restituire i risultati delle analisi in una serie di carte tematiche, grazie alle quali si possono sintetizzare e visualizzare anche graficamente alcune delle dinamiche riscontrate.

Dall’analisi emergono alcuni aspetti che meritano una particolare attenzione: oltre alle questioni legate sotto diversi punti di vista al commercio, che comunque rimangono le più frequenti e – forse – le più interessanti, appaiono rilevanti anche le questioni legate alle carriere politiche e all’uso strumentale che diversi attori istituzionali fanno dell’emergenza sanitaria. Infine, emerge quasi sempre la peculiarità del contesto spaziale ristretto, delimitato e isolato quali possono essere per l’appunto le isole minori siciliane e in alcuni documenti si ha una descrizione, a volte sommaria, altre volte più precisa, della morfologia di questi territori e delle caratteristiche pedologiche e agronomiche dei loro terreni.

seminario La quotidiana emergenza 17-09-2015

RAFFAELLA SALVEMINI – Per difendersi dal mare. Il Regno delle Due Sicilie al tempo del colera (1836-1857).

Negli anni Trenta dell’Ottocento giungeva in Europa un nuovo flagello: il colera. Lo sviluppo dei traffici via mare e i progressi nella navigazione a vapore richiese maggiori controlli alla  frontiera sanitaria e doganale marittima. Per difendersi dal mare non bastava più monitorare la circolazione delle informazioni e perfezionare le tecniche di prevenzione sanitaria adottata dalle varie nazioni. Nel 1836, mentre il colera colpiva Napoli, giunse da Parigi la proposta di una conferenza aperta agli stati del Mediterraneo sulla necessità di protocolli unici e condivisi in materia di sanità marittima nell’interesse del commercio e della salute delle popolazioni. Il go­verno francese e per esso il segretario del Con­siglio Superiore di Sanità si impegnò a ricercare le differenze fra i diversi metodi di trattamento sanitario usati in Europa.  Così il ministro degli interni del Regno delle Due Sicilie ricevette una nota dal ministro di Francia con il progetto di un accordo tra gli stati cristiani che “circondavano il Mediterraneo onde regolare i sistemi e i rapporti sanitari vicendevoli”. Questo primo tentativo di europeizzazione sanitaria non sortì, tuttavia, alcun effetto. Bisognerà attendere il 1851 per la prima Conferenza Sanitaria Internazionale. A quel tavolo furono invitati a partecipare dodici stati: Austria, Regno delle Due Sicilie, Spagna, Francia, Inghilterra, Grecia, Portogallo, Stato Pontificio, Russia, Sardegna Toscana e Turchia. Nel suo studio sul morbo asiatico Eugenia Tognotti ha già messo l’accento sui limiti di quel trattato più sensibile agli interessi commerciali che alle misure consigliate dai “contagionisti”. L’obiettivo di questo mio intervento è approfondire il funzionamento del sistema sanitario marittimo prima e dopo la congiuntura epidemica; la risposta delle istituzioni sanitarie del Regno alla prima richiesta di omologazione sanitaria nel 1837; le ragioni che portarono a non ratificare il trattato di Parigi, decidendo di pubblicare nel 1853 un nuovo regolamento generale per le Due Sicilie, detto di “servizio sanitario esterno”.

Fonti: Archivio di stato di Napoli: Magistrato di salute, Ministero degli Interni, Ministero degli Esteri, Ministero di Polizia

DANIELE PALERMO – La Suprema Generale Deputazione di Salute Pubblica del Regno di Sicilia e la disciplina delle coltivazioni e delle attività manifatturiere

A partire dalla sua tardiva istituzione, avvenuta nel 1743, la centrale e apicale istituzione incaricata di salvaguardare l’isola dai pericoli epidemici – la Suprema Generale Deputazione di Salute Pubblica-, oltre alla prevalente attività riguardante la tutela della frontiera marittima, esercitò, anche se in misura molto ridotta rispetto al totale delle sue azioni, la vigilanza sulla sanità terrestre. Un aspetto di questa che coinvolse frequentemente la Suprema Deputazione in complicati contenziosi fu la disciplina di alcune produzioni agricole e manifatturiere. Infatti, si riteneva, e si trattava di una convinzione pressocché universale, che alcune tipologie di queste causassero l’insalubrità dell’aria, dell’acqua e dell’ambiente e dunque favorissero l’insorgere di malattie e la propagazione di epidemie. Obiettivo della ricerca è l’analisi della modalità di intervento della Suprema Deputazione nella regolamentazione delle coltivazioni in acqua, come quella del riso, e di alcune lavorazioni, come quelle del lino, della canapa e delle pelli, considerate fattore di contaminazione dell’ambiente. Particolare attenzione sarà dedicata alla funzione di mediazione e di regolazione delle annose controversie legate a produzioni e coltivazioni che opposero proprietari, feudatari, città e ordini religiosi.

MATTEO DI FIGLIA – Il controllo sanitario nella Palermo post-unitaria. L’epidemia di colera e la rivolta del sette e mezzo

L’intervento vuole offrire una prima analisi del modo in cui la gestione del controllo sanitario è stata amministrata nella Sicilia post-unitaria.

Si tratta di un periodo di grandi trasformazioni anche dal punto di vista delle istituzioni preposte al controllo sanitario. Le prefetture si trovarono infatti a gestire l’eredità della Sovrintendenza generale di salute pubblica, istituita poco tempo dopo la nascita del Regno delle Due Sicilie, a sua volta sovrappostasi alla più antica Suprema deputazione di salute pubblica, che fino all’Unificazione mantenne funzioni consultive.

Si cercherà di studiare quel momento di transizione mettendo a fuoco alcuni nodi centrali che non attengono tanto all’effettivo controllo sanitario, quanto alle sue ricadute politiche. In particolare, si faranno riferimenti a temi quali il tentativo del nuovo Regno di legittimarsi anche dal punto di vista della tutela della salute; la possibilità di utilizzare i meccanismi sanitari per affermare o rinforzare il controllo politico; il passaggio da un’Istituzione unica per tutti i domini ultra-pharum (la Suprema deputazione) a differenti istituzioni, pari al numero delle province e delle prefetture, e dunque rispondenti al nuovo modello amministrativo.

Mi concentrerò soprattutto sulla provincia di Palermo. I temi appena accennati, infatti, possono essere analizzati in special modo a partire dalla rivolta del 1866 e dall’analisi della carte relative all’epidemia di colera che si diffuse in quei mesi. Da un primo vaglio delle fonti conservate presso l’Archivio di stato di Palermo emergono questioni rilevanti come l’interfaccia tra i comuni e il prefetto, l’utilizzo dei cordoni sanitari e le ricadute sul controllo degli spostamenti interni alla provincia, la profilassi per i membri dell’esercito giunto per sedare la rivolta (e dunque la relazione tra autorità civili e autorità militari).