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Il “media” non è più il messaggio, conta la storia.

Nell’era digitale non è più vero che il “media è il messaggio”, importa la fascinazione del contenuto.  L’unico contenuto che da sempre è in grado di fascinare il più vasto pubblico è una grande storia.

Si possono fare innumerevoli esempi. 

Chi avrebbe mai immaginato, in piena era digitale, che il più grande successo mediatico di tutti i tempi, con ricavi per miliardi di dollari, fosse la storia romanzata a puntate della vita di un maghetto inglese dal nome mediocre? Eppure è quello che è successo con Harry Potter. Il suo successo è partito da un libro, per diventare film, merchandising e fiere di Cosplay. Decine di ragazzini aspettavano l’uscita del libro nelle prime ore del mattino davanti alle librerie di tutto il mondo: quando mai s’era vista questa passione per un libro? Il potere di un uomo (o una donna) sul pianeta si misurava nei giorni di anticipo con cui potevi entrare in possesso della copia manoscritta dell’ultimo Harry Potter della serie, come ironicamente narrato nel film “Il Diavolo veste Prada”.

Ci sono poi eventi che invece di esplodere come supernove culturali, si consumano lentamente nell’arco di secoli. Uno di questi è forse quel che accadde nella prima metà del ‘400, quando Poggio Bracciolini andava in giro per i grandi monasteri d’Europa a  caccia di tesori letterari e filosofici classici latini, considerati perduti, veri tesori della cultura, di cui il mondo rinascimentale era ghiotto.  Lui li scovava, li trascriveva e li diffondeva. Per farlo dovette introdurre un’innovazione straordinaria per l’epoca, che allargava la fruizione del testo a tutti coloro che sapessero leggere senza difficoltà: l’invenzione di un carattere elegante, leggibile, scorrevole (noi diremmo di un “font”), la minuscola umanistica rotonda, alla base del successivo Bodoni dei caratteri da stampa. Questo carattere gli consentiva di copiare a velocità tripla tutti i manoscritti di cui veniva in possesso, moltiplicando la sua produttività. Tutto ciò avvenne pochi anni prima che Gutenberg sciogliesse il suo piombo.

Noi oggi siamo abituati al fatto che migliaia di designer siano dediti al disegno di font che facilitino la lettura ma diano anche senso grafico alla storia.  Allora, per Bracciolini, dovette essere una rivoluzione tecnico-pratica pari all’avvento oggi dello Smartphone. E la dimostrazione che siamo in tempi simili  è il fatto che tutta la storia di Bracciolini e della riscoperta del De Rerum Natura di Lucrezio è raccontata da S. Greenblatt, professore ad Harward,  in un romanzo che in Italia è stato pubblicato da Rizzoli come romanzo “colto e filosofico” d’ambientazione, quando invece è proprio storico, e basta: il suo titolo è “Il Manoscritto”. La scoperta di un’opera prodigiosa come il De Rerum Natura fa ancora notizia oggi, a distanza di 6 secoli. 

Bracciolini, uomo di vasta e multiforme cultura, addentro al mondo ecclesiastico, approfittò della domanda di cultura per scovare tesori lì dove erano custoditi tanto gelosamente da diventare dei tesori nascosti: le biblioteche dei monasteri. Li scovò anche se erano stati cancellati e riscritti, li trovò anche se erano sepolti sotto chilometri di volumi, celando il nome del monastero che lo custodiva, riservandosi il diritto di nuove e più emozionanti scoperte.

Oggi la domanda di cultura è enormemente più vasta, i sistemi di diffusione sono globali, le tecnologie tragicamente più sofisticate della “semplice” elaborazione di un nuovo font, ma l’operazione da fare è identica: riportare alla luce grandi storie per dare identità socio culturale al genere umano. E’ questo che chiede la gente: ricchezza identitaria per i nuovi e moderni figli del pianeta.

Nessuno pensa che BookAlive debba produrre un successo simile a Harry Potter o permanere nei secoli come Poggio Bracciolini: ci dobbiamo solo sforzare di trovare storie abbastanza fascinose da attrarre l’attenzione (e la visita) di qualche migliaio di persone interessate a Palermo, la Sicilia e all’Italia, attraverso un’operazione di vivificazione e illuminazione delle o di un’opera del patrimonio librario della Biblioteca. Trovarle e adeguatamente raccontarle, usando tutti i media a nostra disposizione: fisici e virtuali.

Uno di essi, che pensiamo essere il più universale perchè ubiquitario, è l’ebook.

Antonio Massara