Archivi tag: funerale di Filippo IV

Uno spettacolo o un funerale?

Accogliamo con gioia in questo spazio un articolo di Katia Corsentino, tirocinante presso InformAmuse.


Ricorre proprio oggi il 350° anniversario dal giorno del grandioso Funerale  a Filippo IV Asburgo di Spagna.

Diego-Velazquez-Portrait-of-Philip-IV-of-Spain-S

Oggi quando qualcuno muore è facile saperlo con le nostre tecnologie che viaggiano veloci.

Ma nel 1666 come facevano?

Di certo non si scambiavano sms o si collegavano ai social network, nè erano presenti gli apparecchi televisivi per poter apprendere le notizie dai TG e quotidiani. Ogni comunicazione, cronaca di un evento o memoria, viaggiava molto lentamente, quasi solo sulla carta. Sicuramente c’erano degli oggetti che ricoprivano un ruolo molto importante e fondamentale come “custodi di racconti”, e ancora oggi, a dir la verità lo fanno.

I Libri!

Alcuni manoscritti avevano un ruolo molto impegnativo: tramandare e divulgare non solo i fasti e le virtù di note personalità a capo del Regno, ma anche quello di registrare e tramandare la memoria dell’evento stesso ai posteri, attraverso testi, immagini, e descrizioni dei luoghi.
Grandi, a volte grandissimi libri che raccontano le memorie dei defunti e le celebrazioni funebri, ricchi di dettagli e talmente precisi che sembra quasi di poterle vivere. Ci si entra dentro, possiamo ascoltarne le musiche, sentire quegli odori, osservare un mondo lontano anni dal nostro che in verità è molto vicino; a volte basta solo aprire un libro e sognare un po’, immergersi in esso e andare alla ricerca di qualcosa di inesplorato.

fil---0001-b

È quello che è successo con “Le solennità Lugubri e Liete” il libro che racconta il funerale di  Filippo IV,  che è stato scovato in biblioteca dal gruppo di BookAlive.

La celebrazione commemorativa durò nove giorni e fu itinerante in molte chiese di Palermo. Come se i quartieri volessero tutti dare un proprio contributo, sentirsi parte integrante della comunità e celebrare le memorie di Filippo. Parteciparono anche moltissime cariche politiche, dal Vicerè, ai giurati e senatori. Anche l’affluenza del popolo fu molto significativa.

E’ grazie ai testi ritrovati, a quei testi che si pensava fossero dimenticati  in un angolo, che si può fare amicizia con il passato e capire le ragioni di determinate azioni, capire più da vicino certi aspetti della vita di centinaia di anni fa.

In questo volume su Filippo IV ci si perde come in uno sfarzo di colori e suoni, il funerale diventa una grande festa. Iniziato come una commemorazione funebre, si trasforma in una gioia, un grande giubilo per il nuovo eletto, Carlo II, quattro anni.

Il contrario di ciò che è avvenuto 350 anni fa a Palermo è quello che avviene in queste sere di febbraio, durante il festival di Sanremo. Un intrattenimento, un puro svago di un paio d’ore di buona televisione. E’ quello che dovrebbe essere. Invece si rivela spesso una grande noia.

Trecentocinquanta anni fa si metteva in scena un funerale per utile divertimento, oggi si fa una festa per dormire.

Un funerale senza feretro

Tutta la storia del libro sul Funerale di Filippo IV di cui ci stiamo occupando è ricca di consistenti sorprese.

La prima, apparentemente banale, è che manca il feretro.

Nell’incisione  della processione che illustra il libro non c’è nessuna bara, neanche vuota.
Ma allora, se non c’è il morto, chi si accompagna?
Nessuno, è una processione per farsi vedere.

Tutti sapranno di essere lì per commemorare un illustre defunto, un Re, il Re Pianeta, come fu chiamato, un Imperatore Mondiale.

Retrato_de_Felipe_IV,_by_Diego_Velázquez (1)

Ma siccome in realtà lui è già morto parecchio tempo prima ed è stato inumato nel famosissimo e lontanissimo Escorial, il funerale di Palermo è teatro dell’assurdo. Oppure semplice comunicazione promozionale della struttura del potere.
Ed è proprio quello che fu: teatro della politica, rappresentazione del potere, festa popolare per dire addio ad un Re lontano e salutare quello che viene, è già venuto, è già sul trono. Dobbiamo fargli sapere che il suo popolo lo ama (e in primo luogo i suoi delegati).

Noi che siamo cittadini del XXI secolo possiamo sorridere beffardi al pensiero di un funerale in cui non c’è il morto, ma allora non c’era Internet, nè la radio e neppure la televisione. Esistevano i libri a stampa dalla metà del ‘400 ma chi li leggeva? Quasi nessuno.

Una notizia come la morte del Re si diffondeva rapida, passando di bocca in bocca, ma lasciava un vuoto: che è successo? Adesso, che succederà?

L’ultima domanda è la più grave per un amministratore locale del potere: il popolo non deve chiedersi cosa succederà perchè sarebbe pericoloso. Specie in province come quella siciliana, sempre infestate da moti e rivoluzioni, la percezione di un potere amministrativo e militare debole poteva essere causa di effetti devastanti. Il popolo invece deve sapere che non accadrà nulla. E lo deve sapere presto e nel modo più convincente possibile.

E come farlo se non con un bellissimo funerale che celebra il defunto, lo esalta, lo sublima come se fosse già ospite del paradiso, e nello stesso tempo annuncia il nuovo Re già insediato?

Carlos_II_por_Juan_Carreño_de_Miranda (1)
La situazione doveva essere precaria.
Perchè mentre Filippo IV giaceva nella tomba monumentale dell’Escorial, a Palermo dovevano circolare le voci sulla salute cagionevole di Carlo, suo unico figlio maschio di appena quattro anni. Di lui si diceva (è lecito immaginarlo) che fosse perennemente in bilico tra la vita e la morte, che fosse tanto minorato da non aver nemmeno imparato a parlare e che la reggenza sarebbe stata assunta dalla famosa Regina Maria Anna D’Asburgo, madre naturale del piccolo Carlo.

Diego_Velázquez_032 (1)
C’erano quindi tutte le possibili premesse perchè nelle lontane province dell’Impero si avessero timori circa una lunga fase di sangunose lotte per la successione. Cosa quindi meglio di una bella festa che consolidasse nella visione popolare il potere locale, legittimato e sostenuto da quello, distante e invisibile di un re infante e di sua madre?
E’ quello che si fece. Con grande profusione di uomini e mezzi.

Ed è quello che cercheremo di raccontare.

Avvicinarsi al Prototipo

Nella fase finale di ogni progetto di ricerca comincia la fase di studio progettuale del Prototipo o Pilota. Per noi è una fase cruciale, in cui convergono tutte le ricerche e le ipotesi, anche operative formulate ed eseguite, insieme alle prove effettuate in ordine agli oggetti digitali proposti.

Dall’inizio del Progetto ci siamo indirizzati verso la scelta di un oggetto narrativo all’interno della Biblioteca Centrale “Bombace” di Palermo, che faccia da apri porta, da focus narrativo, da punto di interesse dalle caratteristiche appassionanti e coinvolgenti, per veicolare l’attenzione e la promozione sulla Biblioteca.

La tesi è sempre quella: se la Biblioteca è sede della cultura locale e dell’interscambio con il resto del mondo, è sugli oggetti narrativi interessanti che si deve far leva per suscitare adesione, passione e quindi rivitalizzare il ruolo dell’istituzione.

A dicembre dello scorso anno abbiamo scelto una pubblicazione particolare, edita nel 1666 per illustrare l’evento del funerale a Filippo IV, tramandandone la memoria come sovrano, ma anche come viceregno di Sicilia, con tutte le sue implicazioni, politiche, sociali ed economiche. Ne ha parlato diffusamente per noi Valeria Patti con un articolo su questo blog.

Si potrebbe pensare che un titolo come “Le solennità lugubri e liete …” possa non attirare l’attenzione del vasto pubblico e quindi incuriosire e invitare alla visita (fisica o virtuale).

Siamo convinti che non sia così. Già nel titolo è presente una contraddizione in termini che è proprio nell’essenza dell’evento e negli scopi della pubblicazione del libro: un evento pubblico insieme funereo e lieto suscita una spontanea curiosità. In effetti si è trattato di una festa popolare, con tanto di complessi apparati scenici, e priva del motivo principe dell’occasione: mancava il feretro.

Il libro descrive l’apparato cerimoniale messo “in scena” per mezzo di un corteo e di strutture architettoniche effimere, nella città di Palermo del 1666, in occasione della morte del sovrano Filippo IV di Spagna, al fine di tramandarne ai posteri la memoria e le suggestioni. Questo lo scopo ufficiale.

fil---0118-b

Il secondo, e più importante, realizzava una pubblicazione in grado di far percepire alla corte di Spagna quanto il popolo siciliano e le sue istituzioni amassero la corona e si prodigassero per il loro mantenimento. Il volume doveva quindi avere capacità narrative tali da “mostrare” alla corte lontana quanto i suoi sudditi, dal Vicerè all’ultimo popolano, fossero interessati al buon esercizio della corona.

Il terzo era rivolto all’interno: la struttura stessa  dell’evento è stata studiata in modo da dimostrare nel presente storico e nella città di Palermo, la complessa struttura sociale di tipo monarchico e feudale che volevasi rendere inamovibile, nonostante qualsiasi possibile sconvolgimento popolare: a Palermo vigeva immutato l’antico detto latino di panem et circenses.

Pertanto l’opera narrativa, utilizzando modalità descrittive evocative e, includendo al suo interno alcune tavole illustrate, prova ad “immergere” il lettore in maniera “totale”, ovviamente con i mezzi messi a disposizione dall’editoria dell’epoca, all’interno delle atmosfere che caratterizzavano eventi di rilevanza storica soprattutto se legate alla sfera dei regnanti.

Alla ricerca delle migliori soluzioni per il Pilota del Progetto Bookalive, siamo partiti proprio da queste caratteristiche dell’opera al fine di individuare alcune parole chiave che possano essere immediatamente evocate dall’allestimento ipotizzato e condurre il target ad una fruizione appassionante e culturalmente idonea.

Certo, un compito complesso che va semplificato in modo da focalizzare l’attenzione.

Dopo attenta analisi ci è sembrato che l’opera, e gli scopi che si prefiggeva, possano essere letti oggigiorno attraverso un complesso di parole evocative di mondi passati e presenti, sempre attuali.

Ovvero:

  • morte come sublimazione terrena;
  • ordine sociale come ordine cosmico;
  • effimero come mezzo di costruzione della realtà.

Il legame della Casa Borbone con l’aldilà è forte nell’immaginazione popolare. Il Re di Spagna si considerava mandato da Dio per governare gli uomini. Così Velasquez raffigura Filippo IV a cavallo, sovrastato da angeli che circondano il suo sguardo sicuro e impassibile. Filippo inoltre era chiamato Re Pianeta, sulle province governate non tramontava mai il sole. Era anche il vero e primo rappresentante del barocco e della sua visione del mondo. La sua scomparsa non era certamente una scomparsa, piuttosto una sublimazione terrena, un’elevazione verso nuove dimensioni, la pace finale per un re affannato da quarant’anni di regno vasto e intricato. La perdita per il popolo era certamente grande, e la sua memoria doveva essere adeguatamente festeggiata.

Proprio la sublimazione celeste della vita terrena torna sulla superficie del nostro pianeta come ordine sociale da mostrare al popolo, per confermare ruoli e poteri, e rendere i protagonisti della politica i veri benefattori della popolazione: se Filippo IV era il Borbone gradito a Dio, i suoi vicerè erano i suoi emissari, e come tali potevano salire ad altezze inusitate nelle province lontane come la Sicilia. Tutte le architetture effimere e il corteo funerario erano precisamente predisposti a questo scopo. L’ordine sociale ne era rappresentato nella sua completezza.

L’effimero è parente della narrazione. Tutti gli scopi sopra delineati erano narrativamente realizzabili attraverso apparati scenici dimostrativi: si trattava di fare teatro della realtà. Per il funerale di Filippo non si badò a spese, tra corteo e porte allegoriche installate in quattro punti diversi della città. Tutto ciò, a ben vedere, è molto simile alle necessità odierne di promozione: nulla è più effimero di un’applicazione per iPhone o di un sito web, eppure permangono come potenti mezzi narrativi e immersivi di comunicazione e narrazione. Ci proponiamo pertanto di saltare da effimero a effimero, da architetture di cartapesta a web site e libri digitali che ripropongono il passato facendolo rivivere.

fil---0155

Siamo ancora nella fase di elaborazione di un progetto di comunicazione attraverso un’installazione museale che possa servire da Pilota/Prototipo.

Data la complessità dell’operazione e il budget prossimo allo zero delle spese di allestimento,  saremo costretti a studiare il progetto e a realizzarlo in modo effimero, anch’esso, attraverso una visita virtuale da predisporre sul web, con la possibilità di visualizzare  e scaricare i contenuti in ebook predisposti.

Alla ricerca di precedenti illustri, un input interessante da analizzare come case study è la complessa campagna per la comunicazione del nuovo allestimento del Museo Egizio di Torino.

In questo caso la messa in opera ruota sulla parola chiave: RISCOPERTA e il claim della campagna di comunicazione si traduce appunto in “E’ tempo di riscoprire i Tesori dell’Egizio”. Vengono innescate una serie di azioni legate all’atto di “rimuovere l’elemento che cela” il reperto, ad esempio: soffiare su un sensore per attivare un robot che spazza via la sabbia, o l’installazione della grande clessidra che scopre, nell’arco d’attesa dall’inaugurazione, anch’essa un altro reperto. Con tali azioni vengono chiamate in causa concettualmente gli elementi tempo ed attesa e fisicamente l’elemento sabbia. In fine, il web site convoglia tutte queste interazioni integrandole con la documentazione del restauro della sede espositiva.

Nella fase di elaborazione delle idee ci siamo dati la libertà di esplorare anche altri ambiti di cui non mancheremo di darvi notizia nei prossimi articoli.

Antonio Massara
Angela M. Benivegna