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Bando Startup: la strada è ancora lunga e tortuosa

Si è tenuto l’altro ieri, presso la sede del MIUR, il Tavolo Tecnico del Bando Startup, allargato alla partecipazione degli esperti tecnico-scientifici (ETS) e dei rappresentanti degli Istituti di Credito convenzionati (IC).

Le statistiche sul bando sono inclementi. A distanza di 18 mesi dalla pubblicazione dell’avviso, su 39 progetti approvati, 14 progetti sono ancora in attesa di stipula, 9 progetti sono bloccati dalla verifica di stabile organizzazione e sono 25 le richieste di anticipazione di soggetti privati in lavorazione, delle quali solo due quelle pronte e in attesa di mandato di pagamento.

Molti i progetti avviati, alcuni già in pieno terzo stato di avanzamento lavori (SAL) sui quattro previsti. Personale da pagare, consulenze e acquisti di attrezzature da effettuare, missioni e attività di disseminazione pianificate non possono certo aspettare.

Tuttavia, diciotto mesi sono trascorsi e soldi non ne sono stati ancora erogati, per nessuno. Nemmeno per gli Enti di ricerca pubblici, quelli che potevano ricevere l’anticipazione sino al 100% senza garanzie fideiussorie.

L’istituzione del Tavolo Tecnico prima, e il suo allargamento poi, è una innovazione che ha prodotto sicuramente un primo risultato: nomi, voci, indirizzi email e facce hanno trovato le loro corrispondenze in uomini e donne; per la prima volta, tutti gli attori del bando Startup si sono incontrati di persona.

Tuttavia questo è troppo poco.

E sono ancora tanti i problemi sul tappeto, ancora da affrontare:

  1. la verifica di stabile organizzazione è un catenaccio alle caviglie di tutti i partner, privati e pubblici: deve essere modificata;
  2. i SAL che si chiudono a ridosso delle ferie estive e natalizie sono una iattura;
  3. la rigida interpretazione delle verifiche intermedie richiede la ripetizione di tutta la trafila ogni sei mesi; è come dire che, dopo aver distrutto un muro, ce ne sono ancora quattro da demolire;
  4. la verifica intermedia semestrale richiede la certificazione della capacità di spesa delle startup per il semestre successivo. Ma se sappiamo già che le banche non le considerano affidabili per un minimo fido, come possiamo immaginare che le stesse le possano valutare capaci di sostenere una qualsivoglia forma di finanziamento?
  5. l’impossibilità di accedere a garanzie fideiussorie obbliga molte startup a dipendere dalla puntuale erogazione a valle della rendicontazione dei SAL: occorre garantire lo stretto rispetto dei tempi tecnici di erogazione.

Avere sulle spalle tutta questa fatica scatena il dramma: ma lo scopo di tutto ciò era fare ricerca innovativa o giocare a Monopoli?

Antonio Gentile