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l’HTML un magnete? Una stella, piuttosto

Fare ricerca nell’ambito della rivitalizzazione dei libri impone di estraniarsi di tanto in tanto per vedere tutto il processo dall’alto, da lontano, lontano quel tanto che basta per sentirsene fuori e guardare senza troppi condizionamenti quel che succede davvero. Capita a volte di avere un assist in questo processo. In questo caso ci è venuto da un articolo comparso sul blog di Storia Continua, che parla del futuro dei libri, e di come vi sia in atto una confusione notevole, che peraltro conosciamo bene.

La tesi fondamentale è che il linguaggio HTML sia tanto basico da attrarre come un magnete nel suo format ogni produzione di contenuti che avvenga per essere fruita sullo schermo. Un’idea tutto sommato semplice, che però ha bisogno di grandi altezze e di un punto di vista spiazzato per poter essere colta appieno, in tutte le sue conseguenze.

L’HTML nasce come linguaggio insieme al Web, negli anni 80, e si è evoluto per trent’anni. Non sono pochi ed è il filo rosso, la spina dorsale che percorre tutta la schiena del presente e futuro della rivoluzione digitale. E’ l’acronimo di linguaggio a marcatori per ipertesti”. Tutti sappiamo che si tratta di un linguaggio per la formattazione di contenuti da fruire sul Web; è una cosa tanto stranota che non ci facciamo più caso. Eppure sta tutto lì, nelle due parole: Linguaggio e Formattazione. La sua potenza è così grande che oggi la conoscenza di questo linguaggio è diffuso quasi quanto l’abilità di condurre un’automobile. E in fin dei conti un libro di carta, portato in digitale, non è altro che un contenuto che si adatta ad un nuovo formato, attraverso un linguaggio “invisibile” che lo adatta alla nuova superficie di fruizione, dalla carta allo schermo (orizzontale, verticale, desktop o mobile). Che c’è di tanto strano?

Una volta, ai tempi degli scribi, le bibbie miniate e scritte su pergamena erano tanto voluminose che dovevano stare su pesanti leggii di legno, stavi in piedi a leggerle. In pratica la versione desktop di un ebook. E chi ha avuto a che fare con una tipografia sa benissimo che esiste un linguaggio tecnico tipografico fatto di in-folio e in-quarto, fuori margine, font, inchiostrate, quartine e senza-grazie, pedici e indici, tutta roba che non sta nel nostro vocabolario quotidiano, esattamente come <head>, <body> e <div>. E’ anche vero che per cinquecento anni le tipografie si sono evolute e moltiplicate a dismisura, ma coloro che conoscono e usano l’Html oggi sono molti di più di quelli che avevano o lavoravano in una tipografia fino a trent’anni fa. Non dovrebbe questo essere considerato un vantaggio invece che una tragedia?

Mettiamoci nei panni di quelli che si misero in testa di realizzare un programma per l’edizione facile di un ebook per tutti, cioè uno standard aperto: l’epub. Siamo nel 2007 e tra di noi ci sono quelli che sanno di tipografia e di computer.  Abbiamo computer con i browser aperti che navigano in html dalla mattina alla sera. Cosa sceglieremmo? L’Html, ovviamente.  Anzi, meglio, l’Xhtml.  Fa tutto quello che ci serve: è in grado di trasformare qualunque contenuto in un oggetto fruibile su qualunque schermo, velocemente e senza problemi. Troppo facile? Forse, no. Forse è solo ovvio. Com’è ovvio che chi abbia avuto l’idea di realizzare un piccolo motore a combustione interna che brucia benzina abbia avuto l’idea di montarlo su una carrozza per sostituire il cavallo. C’è poi una così grande differenza tra carrozza e automobile? Non sono in fin dei conti la stessa cosa con due adattamenti diversi a partire da fonti di energia diverse?

In questo modo l’ebook non è altro che la stessa cosa del “book” su un supporto diverso: un monitor retroilluminato invece della carta. Tutte e due trasportabili, fruibili in ogni condizione e nessuno dei due ama l’acqua. Guarda un po’ che coincidenza.

Forse la cosa che distrae di più è che il Web fu inventato insieme all’HTML per fare “pagine” che diventarono “pagine web” e che furono subito sfruttate dalle aziende per farci la versione web dei loro cataloghi e delle loro brochure: insiemi di pagine a colori, molto coinvolgenti e molto promozionali. E allora si potrebbe dire che la differenza tra un ebook e un sito web è che il primo non cambia nel tempo, è l’opera di un autore che in genere racconta una storia, invece di una “serie di pagine che raccontano i prodotti di un’azienda”. Ovviamente la differenza si fa più sottile quando l’oggetto web è un blog, perché mettendo insieme una serie di post di un unico autore si fa un libro. E il cerchio si chiude.

Ecco perché Antonio Massara propone il concetto di Digraph, analogamente a quello che fa Hugh Mcguire col suo Webbook.

Nel frattempo, dall’altra parte del discorso, cioè da quella dei computer e di come funzionano,  Google propone un sistema operativo per computer dal basso costo fondato sul suo browser Chrome, in grado di far tutto quello che fa un normale desktop in modo più facile e veloce. Browser? Ah, si, il programma che “legge” l’HTML.

Ma allora, di che parliamo? Della stessa identica cosa: l’HTML attrae tutto perché è la versione moderna del linguaggio tecnico del tipografo per i libri, del meccanico per le automobili e del cuoco per la cucina. Oggi la stragrande maggioranza di ciò che arriva agli occhi e nella mente di un uomo da un computer passa per l’HTML, e quindi tutto ciò che vuole arrivare lì deve passarci, volente o nolente.  A questo punto, meglio volerlo, cercarlo e adattarsi nel modo migliore, adattarsi agli uomini per gli uomini.

Ma non abbiate paura, il fatto che sia così non significa che un ebook “assomiglierà” ad un sito web o ad un sistema operativo per smartphone  A parte il fatto che, progressivamente e soprattutto su smartphone, i siti web in wordpress assomigliano già molto ad un ebook. La convergenza di sistemi e oggetti diversi non deve far paura: passare da uno sgabello in legno grezzo ad una Poltrona Frau è sempre un gran piacere. C’è voluto qualche milione di anni, ma ben venga!

L’HTML, con i suoi pregi e difetti, può assumere il ruolo di linguaggio per tutti e per tutto, con le sue evoluzioni che sembrano non terminare mai, nonostante siano già trent’anni che permea l’intero mondo del Web.

Forse dobbiamo confutare la metafora iniziale. L’HTML non è un grande magnete, è piuttosto una Stella che con la sua grandissima forza d’attrazione costringe tutti i sistemi a ruotarle intorno, alcuni più vicini, altri più lontani; alcuni abitati altri deserti ma grandi e gassosi. Una stella che può diventare come un Dio per uomini primitivi, ma che è solo una formazione gassosa che sviluppa reazioni termonucleri e quindi luce e calore per gli astronomi che le conoscono bene. Noi stessi dipendiamo dal Sole per vivere, esattamente come dipendiamo dall’Html per esprimerci nel nuovo mondo digitale. E’ ovvio che tutto finisca per ruotarci attorno.