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La rivoluzione Guidi e il nuovo bando Smart&Start

Lo spunto deriva dal clamore suscitato dal nuovo decreto del Ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, il quale rivede le previsioni del (lo s)fortunato bando Smart&Start di gestione Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa): una rivoluzione perché è annunciata la fine degli investimenti a fondo perduto a favore di sovvenzioni a tasso zero fino al 70% delle spese ammesse!

I dettagli li fornisce Luciana Maci, su EconomyUp e che riassumo brevemente nei cinque punti fondamentali del nuovo bando Smart&Start (finanziato con una dotazione di 200 milioni di euro) e che val la pena di ricordare:

  1. Agevolazioni estese a tutto il territorio Italiano;
  2. Estensione, oltre che alle startup innovative (ovvero con meno di 48 mesi dalla fondazione), anche a persone fisiche Italiane e non, che intendano fondarne una con il finanziamento richiesto;
  3. Tetto massimo del contributo agevolato aumentato a 500.000 euro, per progetti del valore tra 100.000 e 1,5 milioni di euro;
  4. Prestito a tasso zero fino al 70% del costo del progetto, che può diventare l’80% in caso di compagini interamente femminili o che includano ricercatori che rientrano dall’estero;
  5. Fondo perduto solo per le startup meridionali e limitato all’80% del contributo prestato.

L’innovazione è senz’altro importante. Peccato però che si continua ad andare nella direzione nota: rimborso spese e rapporto non dichiarato con gli Istituti di Credito (IC), che dovranno gestire la misura. Come del resto conferma lo stesso Domenico Arcuri, CEO di Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa) nel corso del suo intervento al convegno organizzato dall’Ente a Roma (EconomyUP). quando dice che, almeno per il momento

piuttosto che spendere male preferiamo restituirli,

gli investimenti, per cui ricerca e innovazione a rimborso anche questa volta.

In generale, il rimborso delle spese andrebbe pure bene- sapendolo prima, le startup si possono organizzare per acquisire  gli investimenti per altre vie all’inizio del programma e chi potrà parteciperà.

L’esperienza di chi ci prova però è di tutt’altro segno, come il caso della Biemme Finestre di Vibo Valentia raccontato su EconomyUp  da Luciana Maci, o quella di un altro startupper raccontata su StartUp Business da Emil Abirascid.

Ciò che davvero serve è che la relazione con gli IC sia dichiarata e regolata, onde evitare i paradossi dovuti ad interpretazioni diverse delle condizioni economico-patrimoniali delle aziende partecipanti, dichiaratamente startup. E, peggio ancora, quelli dovuti a   interpretazioni diverse della variabile tempo, misurata in giornate e assai più spesso ore dalle startup, e in settimane e mesi, anni alle volte,  dalle banche.

Sarebbe probabilmente SMART agire in altri modi per incentivare le STARTup, come per esempio suggerisce Emil Abirascid quando dice:

le startup si fanno con l’equity e non con i prestiti.
Antonio Gentile