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Html5 standard inevitabile

Abbiamo scritto in un insight di Informamuse come l’Html 5 sia una sorta di magnete per la condivisione dei  contenuti, un veicolo di convergenza culturale. Queste considerazioni riguardano anche progetti di ricerca come BookAlive che fanno della condivisione di storie il proprio focus culturale.
Prendiamo ulteriore spunto allora da un articolo su  elearningindustry.com che enumera le ragioni dell’adozione di questo linguaggio nell’industria dell’e-learning, per molti versi molto vicina alla realtà delle biblioteche, seppure con business models differenti.
L’articolo elenca una serie di motivi per accettare la realtà potenziale dell’Html5 per il learning.

In particolare vi segnaliamo al numero 3:

HTML5 is a universal working standard. There is an inevitability in the industry that HTML5 is already the worldwide reference for content creation that will drive and unify learning content production and the associated platforms to create and manage it.

Traduzione:

L’Html5 è uno standard di lavoro universale. E’ inevitabile che l’industria consideri l’Html 5 come il riferimento globale per la creazione di contenuti, destinata a guidare e unificare la produzione di contenuti didattici e le piattaforme correlate alla produzione e alla gestione degli stessi.

 Potremmo  riassumere tutti i punti proposti come segue:
– adattabilità al mobile (sempre più usato, anche nell’e-learning)
– non necessita di app dedicate;
– standard universale (vedi sopra);
– ampia e crescente disponibilità di professionalità  nel settore sviluppo;
– possibilità di creare oggetti di programmazione flessibili e chiari, capaci di connessioni operative robuste, flessibili e di alta resa, fattori estremamente importanti nel campo dell’e-learning;
– implementazione video (fuori dal Flash);
– moltiplicazione dell’offerta futura di semplici piattaforme  di sviluppo di piattaforme Html5 adatte all’e-learning.

Se associamo a queste considerazioni il potenziale del “quasi standard” ePub 3.0, il formato di ebook che sostanzialmente è fondato su Html5, dovremmo pensare che molte della app proprietarie oggi presenti sul mercato finiranno con l’immergersi anch’esse in questi mondo.
In più, come sappiamo, i browser si allargano. Dopo Chrome Os, adesso anche Firefox Os, il nuovo sistema operativo per smartphone. Potrà allargarsi anch’esso ai computer, così come ha fatto Chrome, proprio quando sembra che sia pronto il nuovo Windows 10.

Arriverà un giorno in cui compreremo un hardware mobile per decidere dopo che tipo di sistema operativo installare? Sta avvicinandosi il giorno in cui il browser web cancellerà la schiavitù da sistema operativo sul computer, specie se portatile?

A prescindere da queste domande, è chiaro che qualsivoglia sistema bibliotecario dovrà basarsi, se vuole diventare uno standard worldwide, su Html5. Perchè questo linguaggio sta diventando uno standard inevitabile per qualsiasi applicazione, semplice o complessa che sia, inaugurando un mondo molto diverso da quello che immaginavamo con un Html solo per i web site di branding promotion. Con la possibilità di chiedere aiuto a tutti i numerosissimi programmatori disponibili sul mercato. Qualsiasi altra soluzione, da qualunque parte proposta, nascerebbe obsoleta ancor prima di vedere la luce.

Il gusto sano delle storie “fatte in casa”

Autori aiutano altri autori a mettere in luce quel percorso che esiste e porta, ognuno con le proprie gambe, a prendere per mano quell’idea di racconto addormentata dentro i pensieri quotidiani, nei cassetti o fra le cartelle del proprio computer, per accompagnarla fra le braccia di chi aspetta nel suo immaginario di conoscere giusto quella storia, affezionarsene e magari farla propria.

Di cosa sto parlando? Di Self Publishing naturalmente. Ma non solo.

Non importa quale attimo di vita stiamo percorrendo, infanzia o adulta che sia, c’è sempre bisogno di una storia da ascoltare, che ci catturi l’immaginazione, ci coccoli o ci solletichi la curiosità. I racconti sono anch’essi cibo, fatto di fatti ma senza calorie, si intende, ed è innegabile che ci aiutano a crescere, a conoscere, a vivere, come una bella chiacchierata con una persona.

Perché allora negare un “racconto fatto in casa”?
Rifiutereste una fetta di crostata di mele casereccia? Certo, non tutti sono o saranno nella vita dei Master Chef in Alta Pasticceria, è ovvio, ma qui si tratta sicuramente di roba genuina. Ad ogni passione sincera si dedica tempo, costanza, amore e questo si nota anche se “imperfetta all’occhio”.
Le tecniche per affinare la propria creazione, comunque, si possono imparare, è comunque la “sostanza” che deve prevalere.
Nella metamorfosi che sta investendo il mondo dell’Editoria nell’Era del Digitale il Self Publishing è ormai una realtà da non sottovalutare. Cresce, non ci sono dubbi, anche in Italia.
E’ chiaro infatti, non basta più ai vecchi possessori del mazzo di chiavi per le sospirate porte della Pubblicazione, barricarsi dietro deboli convinzioni come “chi fa da sé è comunque di serie B”, “manca di professionalità” oppure “occorrono barriere per filtrare la qualità”, ecc.
Le carte in gioco in realtà sono altre: gli strumenti di Editing si moltiplicano diventando sempre più semplici da usare per ottenere pubblicazioni di livello professionale anche per chi non mastica software a colazione e proliferano anche e soprattutto le Piattaforme di Distribuzione.
La filiera è ormai completa.
L’Autore adesso può costruire da sé la propria chiave per il fatidico portone, ed ogni palato esigente può trovare la sua giusta ricetta per quando avrà voglia di qualcosa “fuori dagli schemi”, è lo Chef in persona a servirlo.

Nel grande pentolone della rivoluzione digitale in corso ci sono anche altre questioni bollenti che alimentano il caos nel mondo dell’Editoria, come quella che coinvolge i supporti, per esempio…
cosa scegliere? carta stampata o eBook multimediale,
quale standard adottare? PDF o ePub 3.0,
cosa cambierà per chi lavora con i libri o per realtà come Biblioteche e Librerie?
e quale forme prenderà la natura stessa del Raccontare spingendosi sulle potenzialità offerte dai nuovi media digitali? … il caos c’è ma si stanno tracciando i primi sentieri.

Alcuni Editori storceranno ancora il naso sulla validità delle Auto-Pubblicazioni, …figuriamoci poi se vengono pensate direttamente come prodotto digitale! Altri, più lungimiranti, ne cominciano invece ad intravedere le opportunità.[1] Sarà il tempo a dare le risposte.
Ma comunicare è un diritto e l’obiettivo comunque dovrebbe essere abbattere le barriere e non scervellarsi per mettere in piedi: filtri, ostacoli, cavilli, porte da sbattere in faccia o tortuosi labirinti da innaffiare copiosamente nella speranza che proliferino come gramigna.
E’ arrivato il tempo degli Autori Indipendenti? Forse si.
Saranno bravi abbastanza? Lo decideranno i lettori.

Buona lettura!

Angela M. Benivegna