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Avvicinarsi al Prototipo

Nella fase finale di ogni progetto di ricerca comincia la fase di studio progettuale del Prototipo o Pilota. Per noi è una fase cruciale, in cui convergono tutte le ricerche e le ipotesi, anche operative formulate ed eseguite, insieme alle prove effettuate in ordine agli oggetti digitali proposti.

Dall’inizio del Progetto ci siamo indirizzati verso la scelta di un oggetto narrativo all’interno della Biblioteca Centrale “Bombace” di Palermo, che faccia da apri porta, da focus narrativo, da punto di interesse dalle caratteristiche appassionanti e coinvolgenti, per veicolare l’attenzione e la promozione sulla Biblioteca.

La tesi è sempre quella: se la Biblioteca è sede della cultura locale e dell’interscambio con il resto del mondo, è sugli oggetti narrativi interessanti che si deve far leva per suscitare adesione, passione e quindi rivitalizzare il ruolo dell’istituzione.

A dicembre dello scorso anno abbiamo scelto una pubblicazione particolare, edita nel 1666 per illustrare l’evento del funerale a Filippo IV, tramandandone la memoria come sovrano, ma anche come viceregno di Sicilia, con tutte le sue implicazioni, politiche, sociali ed economiche. Ne ha parlato diffusamente per noi Valeria Patti con un articolo su questo blog.

Si potrebbe pensare che un titolo come “Le solennità lugubri e liete …” possa non attirare l’attenzione del vasto pubblico e quindi incuriosire e invitare alla visita (fisica o virtuale).

Siamo convinti che non sia così. Già nel titolo è presente una contraddizione in termini che è proprio nell’essenza dell’evento e negli scopi della pubblicazione del libro: un evento pubblico insieme funereo e lieto suscita una spontanea curiosità. In effetti si è trattato di una festa popolare, con tanto di complessi apparati scenici, e priva del motivo principe dell’occasione: mancava il feretro.

Il libro descrive l’apparato cerimoniale messo “in scena” per mezzo di un corteo e di strutture architettoniche effimere, nella città di Palermo del 1666, in occasione della morte del sovrano Filippo IV di Spagna, al fine di tramandarne ai posteri la memoria e le suggestioni. Questo lo scopo ufficiale.

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Il secondo, e più importante, realizzava una pubblicazione in grado di far percepire alla corte di Spagna quanto il popolo siciliano e le sue istituzioni amassero la corona e si prodigassero per il loro mantenimento. Il volume doveva quindi avere capacità narrative tali da “mostrare” alla corte lontana quanto i suoi sudditi, dal Vicerè all’ultimo popolano, fossero interessati al buon esercizio della corona.

Il terzo era rivolto all’interno: la struttura stessa  dell’evento è stata studiata in modo da dimostrare nel presente storico e nella città di Palermo, la complessa struttura sociale di tipo monarchico e feudale che volevasi rendere inamovibile, nonostante qualsiasi possibile sconvolgimento popolare: a Palermo vigeva immutato l’antico detto latino di panem et circenses.

Pertanto l’opera narrativa, utilizzando modalità descrittive evocative e, includendo al suo interno alcune tavole illustrate, prova ad “immergere” il lettore in maniera “totale”, ovviamente con i mezzi messi a disposizione dall’editoria dell’epoca, all’interno delle atmosfere che caratterizzavano eventi di rilevanza storica soprattutto se legate alla sfera dei regnanti.

Alla ricerca delle migliori soluzioni per il Pilota del Progetto Bookalive, siamo partiti proprio da queste caratteristiche dell’opera al fine di individuare alcune parole chiave che possano essere immediatamente evocate dall’allestimento ipotizzato e condurre il target ad una fruizione appassionante e culturalmente idonea.

Certo, un compito complesso che va semplificato in modo da focalizzare l’attenzione.

Dopo attenta analisi ci è sembrato che l’opera, e gli scopi che si prefiggeva, possano essere letti oggigiorno attraverso un complesso di parole evocative di mondi passati e presenti, sempre attuali.

Ovvero:

  • morte come sublimazione terrena;
  • ordine sociale come ordine cosmico;
  • effimero come mezzo di costruzione della realtà.

Il legame della Casa Borbone con l’aldilà è forte nell’immaginazione popolare. Il Re di Spagna si considerava mandato da Dio per governare gli uomini. Così Velasquez raffigura Filippo IV a cavallo, sovrastato da angeli che circondano il suo sguardo sicuro e impassibile. Filippo inoltre era chiamato Re Pianeta, sulle province governate non tramontava mai il sole. Era anche il vero e primo rappresentante del barocco e della sua visione del mondo. La sua scomparsa non era certamente una scomparsa, piuttosto una sublimazione terrena, un’elevazione verso nuove dimensioni, la pace finale per un re affannato da quarant’anni di regno vasto e intricato. La perdita per il popolo era certamente grande, e la sua memoria doveva essere adeguatamente festeggiata.

Proprio la sublimazione celeste della vita terrena torna sulla superficie del nostro pianeta come ordine sociale da mostrare al popolo, per confermare ruoli e poteri, e rendere i protagonisti della politica i veri benefattori della popolazione: se Filippo IV era il Borbone gradito a Dio, i suoi vicerè erano i suoi emissari, e come tali potevano salire ad altezze inusitate nelle province lontane come la Sicilia. Tutte le architetture effimere e il corteo funerario erano precisamente predisposti a questo scopo. L’ordine sociale ne era rappresentato nella sua completezza.

L’effimero è parente della narrazione. Tutti gli scopi sopra delineati erano narrativamente realizzabili attraverso apparati scenici dimostrativi: si trattava di fare teatro della realtà. Per il funerale di Filippo non si badò a spese, tra corteo e porte allegoriche installate in quattro punti diversi della città. Tutto ciò, a ben vedere, è molto simile alle necessità odierne di promozione: nulla è più effimero di un’applicazione per iPhone o di un sito web, eppure permangono come potenti mezzi narrativi e immersivi di comunicazione e narrazione. Ci proponiamo pertanto di saltare da effimero a effimero, da architetture di cartapesta a web site e libri digitali che ripropongono il passato facendolo rivivere.

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Siamo ancora nella fase di elaborazione di un progetto di comunicazione attraverso un’installazione museale che possa servire da Pilota/Prototipo.

Data la complessità dell’operazione e il budget prossimo allo zero delle spese di allestimento,  saremo costretti a studiare il progetto e a realizzarlo in modo effimero, anch’esso, attraverso una visita virtuale da predisporre sul web, con la possibilità di visualizzare  e scaricare i contenuti in ebook predisposti.

Alla ricerca di precedenti illustri, un input interessante da analizzare come case study è la complessa campagna per la comunicazione del nuovo allestimento del Museo Egizio di Torino.

In questo caso la messa in opera ruota sulla parola chiave: RISCOPERTA e il claim della campagna di comunicazione si traduce appunto in “E’ tempo di riscoprire i Tesori dell’Egizio”. Vengono innescate una serie di azioni legate all’atto di “rimuovere l’elemento che cela” il reperto, ad esempio: soffiare su un sensore per attivare un robot che spazza via la sabbia, o l’installazione della grande clessidra che scopre, nell’arco d’attesa dall’inaugurazione, anch’essa un altro reperto. Con tali azioni vengono chiamate in causa concettualmente gli elementi tempo ed attesa e fisicamente l’elemento sabbia. In fine, il web site convoglia tutte queste interazioni integrandole con la documentazione del restauro della sede espositiva.

Nella fase di elaborazione delle idee ci siamo dati la libertà di esplorare anche altri ambiti di cui non mancheremo di darvi notizia nei prossimi articoli.

Antonio Massara
Angela M. Benivegna