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Nuovi paradigmi per le Biblioteche

La Biblioteca esisterà sempre, come i libri del resto, fino alla fine dell’umanità, lo racconta anche Asimov! Ma all’interno della Rivoluzione Digitale quale sarà il suo ruolo?
Una metamorfosi è già in corso, innescata dalla smaterializzazione progressiva dei supporti del sapere che in precedenza già aveva toccato quelli legati all’immagine (tele, pellicola, jpeg, raw …) quelli legati al suono (vinile, cd, mp3…), ed adesso raggiunge il veterano dei supporti: la carta.

Qual è però il paradosso di queste istituzioni?

Se una Biblioteca deve innovarsi deve digitalizzare il proprio patrimonio librario per ampliare l’accessibilità in Rete ma, man mano che il sapere si smaterializza in bit, la consultazione fisica su carta perde di interesse.

Probabilmente deve ripensare a forme e temi per continuare ad essere un perno fondamentale nella trasmissione del sapere per la società.
Molte biblioteche nel mondo si stanno muovendo in vario modo al fine di conseguire quel processo di acquisizione del know how, seguendo strategie diverse che comportano conseguenze importanti nella realizzazione di proposte diversificate.
Nell’ambito di ricerche volte ad osservare cosa accade intorno alle Biblioteche, mi sono imbattuta in questo articolo sul sito della BBC  che stila una sorta di Top 5 delle “Super-Biblioteche nel mondo”:

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  • Seattle Central Library, USA,2004
  • Biblioteca Vasconcelos, Mexico 2007
  • Kanazawa Umimirai, Japan 2011
  • Spijkenisse Book Mountain, Netherland 2012
  • Library of Birmingham, UK 2013

 

In realtà il focus dell’articolo è concentrato più sul tema architettura, essendo queste delle strutture contemporanee costruite ad hoc nell’arco degli ultimi 10 anni. Un nuovo luogo quindi, dedito alla custodia del libro ma concepito seguendo paradigmi compositivi contemporanei, come:

  • Vetro, quindi Trasparenza,  dicotomia spazio chiuso/aperto,
  • presenza della Natura,
  • Luce, tantissima e possibilmente naturale,
  • Spazi enormi ma condivisi.

Interessante e sicuramente piacevole l’impatto visivo. Alcuni di questi edifici sembrano veramente organismi viventi veri in cui pulsa vita e questo già di per sé scardina l’idea che una Biblioteca debba essere una fortezza inespugnabile dove è custodito il sapere dalle catastrofi naturali.
Ok, ma andiamo oltre.

Vedremo sotto questa pelle avveniristica e dentro questi luminosi e nuovissimi ambienti cosa accade e qual è il ritmo che scandisce il concetto di Biblioteca di chi le vive.
Nei prossimi post.

Angela M. Benivegna

Il gusto sano delle storie “fatte in casa”

Autori aiutano altri autori a mettere in luce quel percorso che esiste e porta, ognuno con le proprie gambe, a prendere per mano quell’idea di racconto addormentata dentro i pensieri quotidiani, nei cassetti o fra le cartelle del proprio computer, per accompagnarla fra le braccia di chi aspetta nel suo immaginario di conoscere giusto quella storia, affezionarsene e magari farla propria.

Di cosa sto parlando? Di Self Publishing naturalmente. Ma non solo.

Non importa quale attimo di vita stiamo percorrendo, infanzia o adulta che sia, c’è sempre bisogno di una storia da ascoltare, che ci catturi l’immaginazione, ci coccoli o ci solletichi la curiosità. I racconti sono anch’essi cibo, fatto di fatti ma senza calorie, si intende, ed è innegabile che ci aiutano a crescere, a conoscere, a vivere, come una bella chiacchierata con una persona.

Perché allora negare un “racconto fatto in casa”?
Rifiutereste una fetta di crostata di mele casereccia? Certo, non tutti sono o saranno nella vita dei Master Chef in Alta Pasticceria, è ovvio, ma qui si tratta sicuramente di roba genuina. Ad ogni passione sincera si dedica tempo, costanza, amore e questo si nota anche se “imperfetta all’occhio”.
Le tecniche per affinare la propria creazione, comunque, si possono imparare, è comunque la “sostanza” che deve prevalere.
Nella metamorfosi che sta investendo il mondo dell’Editoria nell’Era del Digitale il Self Publishing è ormai una realtà da non sottovalutare. Cresce, non ci sono dubbi, anche in Italia.
E’ chiaro infatti, non basta più ai vecchi possessori del mazzo di chiavi per le sospirate porte della Pubblicazione, barricarsi dietro deboli convinzioni come “chi fa da sé è comunque di serie B”, “manca di professionalità” oppure “occorrono barriere per filtrare la qualità”, ecc.
Le carte in gioco in realtà sono altre: gli strumenti di Editing si moltiplicano diventando sempre più semplici da usare per ottenere pubblicazioni di livello professionale anche per chi non mastica software a colazione e proliferano anche e soprattutto le Piattaforme di Distribuzione.
La filiera è ormai completa.
L’Autore adesso può costruire da sé la propria chiave per il fatidico portone, ed ogni palato esigente può trovare la sua giusta ricetta per quando avrà voglia di qualcosa “fuori dagli schemi”, è lo Chef in persona a servirlo.

Nel grande pentolone della rivoluzione digitale in corso ci sono anche altre questioni bollenti che alimentano il caos nel mondo dell’Editoria, come quella che coinvolge i supporti, per esempio…
cosa scegliere? carta stampata o eBook multimediale,
quale standard adottare? PDF o ePub 3.0,
cosa cambierà per chi lavora con i libri o per realtà come Biblioteche e Librerie?
e quale forme prenderà la natura stessa del Raccontare spingendosi sulle potenzialità offerte dai nuovi media digitali? … il caos c’è ma si stanno tracciando i primi sentieri.

Alcuni Editori storceranno ancora il naso sulla validità delle Auto-Pubblicazioni, …figuriamoci poi se vengono pensate direttamente come prodotto digitale! Altri, più lungimiranti, ne cominciano invece ad intravedere le opportunità.[1] Sarà il tempo a dare le risposte.
Ma comunicare è un diritto e l’obiettivo comunque dovrebbe essere abbattere le barriere e non scervellarsi per mettere in piedi: filtri, ostacoli, cavilli, porte da sbattere in faccia o tortuosi labirinti da innaffiare copiosamente nella speranza che proliferino come gramigna.
E’ arrivato il tempo degli Autori Indipendenti? Forse si.
Saranno bravi abbastanza? Lo decideranno i lettori.

Buona lettura!

Angela M. Benivegna

Il “media” non è più il messaggio, conta la storia.

Nell’era digitale non è più vero che il “media è il messaggio”, importa la fascinazione del contenuto.  L’unico contenuto che da sempre è in grado di fascinare il più vasto pubblico è una grande storia.

Si possono fare innumerevoli esempi. 

Chi avrebbe mai immaginato, in piena era digitale, che il più grande successo mediatico di tutti i tempi, con ricavi per miliardi di dollari, fosse la storia romanzata a puntate della vita di un maghetto inglese dal nome mediocre? Eppure è quello che è successo con Harry Potter. Il suo successo è partito da un libro, per diventare film, merchandising e fiere di Cosplay. Decine di ragazzini aspettavano l’uscita del libro nelle prime ore del mattino davanti alle librerie di tutto il mondo: quando mai s’era vista questa passione per un libro? Il potere di un uomo (o una donna) sul pianeta si misurava nei giorni di anticipo con cui potevi entrare in possesso della copia manoscritta dell’ultimo Harry Potter della serie, come ironicamente narrato nel film “Il Diavolo veste Prada”.

Ci sono poi eventi che invece di esplodere come supernove culturali, si consumano lentamente nell’arco di secoli. Uno di questi è forse quel che accadde nella prima metà del ‘400, quando Poggio Bracciolini andava in giro per i grandi monasteri d’Europa a  caccia di tesori letterari e filosofici classici latini, considerati perduti, veri tesori della cultura, di cui il mondo rinascimentale era ghiotto.  Lui li scovava, li trascriveva e li diffondeva. Per farlo dovette introdurre un’innovazione straordinaria per l’epoca, che allargava la fruizione del testo a tutti coloro che sapessero leggere senza difficoltà: l’invenzione di un carattere elegante, leggibile, scorrevole (noi diremmo di un “font”), la minuscola umanistica rotonda, alla base del successivo Bodoni dei caratteri da stampa. Questo carattere gli consentiva di copiare a velocità tripla tutti i manoscritti di cui veniva in possesso, moltiplicando la sua produttività. Tutto ciò avvenne pochi anni prima che Gutenberg sciogliesse il suo piombo.

Noi oggi siamo abituati al fatto che migliaia di designer siano dediti al disegno di font che facilitino la lettura ma diano anche senso grafico alla storia.  Allora, per Bracciolini, dovette essere una rivoluzione tecnico-pratica pari all’avvento oggi dello Smartphone. E la dimostrazione che siamo in tempi simili  è il fatto che tutta la storia di Bracciolini e della riscoperta del De Rerum Natura di Lucrezio è raccontata da S. Greenblatt, professore ad Harward,  in un romanzo che in Italia è stato pubblicato da Rizzoli come romanzo “colto e filosofico” d’ambientazione, quando invece è proprio storico, e basta: il suo titolo è “Il Manoscritto”. La scoperta di un’opera prodigiosa come il De Rerum Natura fa ancora notizia oggi, a distanza di 6 secoli. 

Bracciolini, uomo di vasta e multiforme cultura, addentro al mondo ecclesiastico, approfittò della domanda di cultura per scovare tesori lì dove erano custoditi tanto gelosamente da diventare dei tesori nascosti: le biblioteche dei monasteri. Li scovò anche se erano stati cancellati e riscritti, li trovò anche se erano sepolti sotto chilometri di volumi, celando il nome del monastero che lo custodiva, riservandosi il diritto di nuove e più emozionanti scoperte.

Oggi la domanda di cultura è enormemente più vasta, i sistemi di diffusione sono globali, le tecnologie tragicamente più sofisticate della “semplice” elaborazione di un nuovo font, ma l’operazione da fare è identica: riportare alla luce grandi storie per dare identità socio culturale al genere umano. E’ questo che chiede la gente: ricchezza identitaria per i nuovi e moderni figli del pianeta.

Nessuno pensa che BookAlive debba produrre un successo simile a Harry Potter o permanere nei secoli come Poggio Bracciolini: ci dobbiamo solo sforzare di trovare storie abbastanza fascinose da attrarre l’attenzione (e la visita) di qualche migliaio di persone interessate a Palermo, la Sicilia e all’Italia, attraverso un’operazione di vivificazione e illuminazione delle o di un’opera del patrimonio librario della Biblioteca. Trovarle e adeguatamente raccontarle, usando tutti i media a nostra disposizione: fisici e virtuali.

Uno di essi, che pensiamo essere il più universale perchè ubiquitario, è l’ebook.

Antonio Massara

 

Convergenza e nuove realtà per le Biblioteche.

La rivoluzione digitale dalla fine del secolo scorso ha portato fino ad oggi numerosi cambiamenti che tutti conosciamo molto bene: i computer e la Rete. Solo da quattro anni però sono stati introdotti i più sofisticati dispositivi mobili, gli smartphone e i tablet. E’ troppo poco tempo, e tutto si sta evolvendo in modo caotico.
La rivoluzione è cominciata e continua con la voce, con lo smartphone. Ma le più giovani generazioni hanno capito che usare la voce è dispendioso in tempo e denaro: le chiacchiere e il gossip diventano testi narrativi e colloquiali che viaggiano per sms, mail, skype e whatsapp. Le giovani generazioni scrivono e leggono, più che parlare.

Informamuse Srl è nata in questo clima, con l’obiettivo di porsi nella confluenza tra cultura, tecnologia e società. Era uno dei pallini di Steve Jobs, fondatore e anima di Apple per tanti anni.

Quando si è presentata l’occasione di sviluppare per il MIUR un progetto di convergenza cultura-innovazione, nuotavamo nel nostro mondo e abbiamo pensato ad un progetto che coinvolgesse le istituzioni che più sono interessate dalla rivoluzione digitale: le biblioteche.

Gli editori e le librerie soffrivano già prima e adesso sono prossime al collasso, ma purtroppo il cambio del modello di business è tale che o decidono di stravolgere il loro punto di vista (molto difficile) o sono destinate a vivere una lunga crisi fino alla definitiva trasformazione.

Le biblioteche, non essendo soggetti che operano a fini di lucro, soffriranno invece per l’assenza di interesse, che sarà più acuto man mano che il processo di digitalizzazione delle risorse cartacee andrà avanti. E’ un pò come il cane che si morde la coda: se la biblioteca vuole innovare deve farsi digitale e man mano che diventa digitale perde di interesse per una visita e una consultazione fisica su carta. Noi di Informamuse siamo convinti che un patrimonio librario così sconfinato non possa essere solo destinato alla digitalizzazione. Ci sono numerosi aspetti del ruolo di una Biblioteca che attengono alla vita culturale locale e che saranno sempre importantissimi: la Biblioteca fisica permarrà.

Tutto ciò attiene al ruolo futuro delle biblioteche, ma siccome del futuro possiamo avere molte visioni, narrative o tecniche, ma pur sempre discutibili, si può agire subito per “aprire luoghi e libri alla vita, anche alla nuova vita digitale”.

Nuova vita per i libri: BookAlive. Progetto che Informamuse intende sviluppare per realizzare un prodotto-servizio da proporre e vendere in giro per il mondo, alle biblioteche di tutto il pianeta. Un progetto ambizioso, che prende spunto da tre fatti fondamentali:

- Conservazione e digitalizzazione progressiva;

- Proposizione culturale innovativa delle storie su supporto fisico o digitale (o entrambi) con l’utilizzo di strumenti classici e innovativi;

- Sostenibilità economica.

Le tre condizioni sono interconnesse: non si può fare proposizione se non si ha una base di archivio fisico e digitale, e non si può avere sostenibilità senza atti di proposizione attiva del ruolo della biblioteca nel contesto sociale ed economico della città.

BookAlive è quindi un progetto per un prodotto-servizio, un sistema integrato PER e CON le biblioteche, al fine di vitalizzarne il ruolo futuro, soprattutto in questo periodo turbolento di conversione di supporto da analogico a digitale.  Si tratta di aiutare questa istituzione a proporsi, aprendosi e illuminando le proprie attività e il proprio patrimonio culturale, in modo attivo, nel nuovo mondo.

Il fine ultimo è quello di vedere aumentate le visite, fisiche e virtuali; rendere attuale la Biblioteca come centro del Sapere, come è stata e sempre sarà, anche in questo momento di estremo caos dovuto al cambiamento. Un luogo di sapere e di cultura, aperto a tutti, indifferente (nel suo ruolo) al tipo di supporto in cui sono presenti le sue opere (papiri, pergamene, carta, film o registrazioni digitali). Un luogo anche virtuale, quindi, ma con preciso riferimento alla “Torre del sapere” che custodisce da secoli e che rappresenta la memoria, e quindi la cultura, di questo popolo.

Antonio Massara

Immaginazione per la biblioteca del futuro

Tutti noi siamo ben consapevoli della funzione straordinaria che le biblioteche hanno avuto nella vita e nella storia del genere umano.

Ma che dire del futuro?

Potremmo dire che i supporti cambiano, la funzione e gli scopi certamente no. Dalle tavolette d’argilla, ai papiri alle pergamene fino alla carta, qualunque oggetto bidimensionale che l’uomo ha inventato è diventato un supporto per l’apprendimento e la diffusione della cultura. L’avvento del digitale nella seconda metà del secolo scorso ha proposto nuovi supporti con nuove modalità di distribuzione del sapere. D’altra parte uno schermo è pur sempre un supporto bidimensionale.

Come possiamo davvero immaginarci il futuro? La fantasia potrebbe scatenarsi in molti modi, ma forse possiamo chiedere consiglio ad uno dei più grandi scrittori di fantascienza di tutti i tempi, Isaac Asimov, famosissimo per le sue storie sui robot, meno noto ma molto apprezzato come scrittore della più grande saga sociopolitica fantascientifica, la Quadrilogia della Fondazione.

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Senza scendere nel dettaglio potremmo dire che Asimov fa ruotare tutta la storia della rifondazione dell’Impero Galattico sull’esistenza di una Biblioteca Galattica, che funziona con visori e microfilm, sulla superficie di Trantor, un gigantesco pianeta centrale. Nei quattro romanzi della storia, ogni singola crisi viene risolta nelle sale della Biblioteca per un semplicissimo motivo: l’intero futuro dell’umanità è condizionato dal fatto che, all’inizio della storia, la Biblioteca è stata privata di tutte le informazioni circa una società di uomini chiamata Seconda Fondazione.

Tutto qui.

La storia procede per centinaia di anni e decine di protagonisti a partire da questo semplice fatto: qualcuno ha censurato la Biblioteca su un fatto.

Leggendo Asimov non si possono avere dubbi sul fatto che La Biblioteca esisterà sempre. Cambierà supporti, localizzazione, organizzazione e struttura, ma la sua essenza e funzione permarranno nel tempo fino alla fine dell’umanità.

Riunione programmatica

Ospitati da Francesco Vergara, Direttore della Biblioteca Centrale, si è tenuto un primo incontro programmatico in vista delle operazioni di implementazione di BookAlive.

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Diversi i temi affrontati, dalla questione della digitalizzazione di opere in catalogo, già avviata con successo dalla Biblioteca, agli scopi del progetto e a come questi influiranno sulla normale attività. Il Direttore ha poi segnalato come oggetto d’attenzione la raccolta in corso di interessanti “riviste” del XIX secolo, veri e propri quotidiani dell’epoca, che potrebbero rivelarsi straordinarie fonti di storie e fatti pregni di connotazioni culturali.

 

Parte BookAlive

 

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E’ con grande piacere che annunciamo che il 29.5.2014 il prof. Antonio Gentile, quale Amministratore Unico di Informamuse, ha firmato il disciplinare di concessione del Progetto BookAlive.

La firma è stata apposta presso il MIUR nella sede del Ministero a Roma. Con questo passaggio burocratico il Progetto prende concretamente il via, per i prossimi 24 mesi.

E’ un momento di viva soddisfazione, a valle di una gestazione lunga e proficua che ha visto gli uomini del Ministero impegnati a districarsi con una realtà, quella delle Start-up, molto diversa da quella delle aziende comuni. Abbiamo trovato sinergia d’intenti e piena collaborazione da parte della PA, cosa che ha condotto al risultato di questi giorni.